Che cos’è la vitamina E?
La vitamina E o tocoferolo appartiene al gruppo delle vitamine liposolubili e, in quanto tale, non deve essere assunta di continuo attraverso l’alimentazione: viene infatti immagazzinata nell’organismo e utilizzata a seconda delle necessità.
La vitamina E è sensibile alla luce e al calore (parte della vitamina presente negli alimenti tende dunque a deteriorarsi con la cottura).
A che cosa serve la vitamina E?
Molto importanti sono le proprietà antiossidanti della vitamina E, nota per combattere i radicali liberi e favorire il rinnovo cellulare (caratteristiche che la rendono anche un’alleata contro l’insorgenza dei tumori).
In quali alimenti è presente la vitamina E?
La vitamina E o tocoferolo è particolarmente abbondante nei frutti oleosi (olive, arachidi, mais) e negli oli vegetali da questi derivati, e nei legumi. È presente anche nei cereali, nelle noci e nelle verdure a foglia verde.
Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina E?
Non si conosce l’esatto fabbisogno di vitamina E nell’uomo, ma si ritiene che 5-15 mg siano sufficienti a soddisfare il fabbisogno di un uomo adulto.
Carenza di vitamina E
La carenza di vitamina E, o tocoferolo, è una situazione piuttosto rara che viene collegata solitamente a uno stato di malnutrizione. In bambini e ragazzi questa condizione può comportare difetti nella crescita e nello sviluppo. In generale, la mancanza di questa vitamina può essere connessa a disturbi al sistema nervoso e problemi metabolici di varia natura.
Eccesso di vitamina E
Piuttosto raro è l’eccesso di vitamina E, o tocoferolo. Tra i sintomi che caratterizzano un eccessivo assorbimento della vitamina E si trovano un innalzamento della pressione sanguigna e una riduzione degli ormoni tiroidei, oltre a disturbi della digestione, nausea, vomito e stanchezza.
Come agisce la vitamina E a livello preventivo e terapeutico?
Grazie all’azione antiossidante che la contraddistingue, la vitamina E svolge un ruolo importante contro l’insorgenza dei tumori. risulta inoltre protettiva anche nei confronti dei disturbi cardiovascolari, dal momento che è ha azione anticoagulante – in grado di ridurre i processi di aggregazione delle piastrine, con conseguente riduzione di placche e trombi all’interno delle arterie – senza però impedire la normale capacità di coagulazione del sangue necessaria a fermare le emorragie in caso, ad esempio, di ferite.
La sua presenza aumenta inoltre il livello del cosiddetto “colesterolo buono” nel sangue.