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Allergie e inquinamento: c’è una correlazione?

«È ormai noto che esiste una correlazione tra inquinamento atmosferico, smog e aumento delle patologie allergiche. Esiste, a riprova di ciò, una maggior incidenza di allergie tra i soggetti che abitano in aree urbane rispetto a coloro che vivono in zone rurali. Sicuramente smettere di fumare sarebbe una buona azione, così come cercare di ridurre la propria esposizione a tutte le forme di inquinamento atmosferico e seguire una dieta sana ricca di frutta e verdura».

Così gli specialisti dell’ambulatorio di allergologia di Humanitas Gavazzeni danno alcuni consigli su come affrontare al meglio le allergie stagionali, che affliggono numerose persone, soprattutto nel periodo primaverile.

Con l’arrivo della bella stagione si trascorre più tempo all’aria aperta. Sicuramente fa bene, ma ci sono anche rischi: dalle allergie all’inquinamento, è fondamentale proteggersi e tutelare la salute dei propri polmoni.

La maggior esposizione alle polveri sottili può avere ripercussioni sulla nostra salute?

«Il 95% della popolazione europea, abitante in aree urbane, è esposta al “traffic related air pollutio”, detto “Trap”. Questo favorisce l’insorgenza di patologie allergiche come asma, rinite e dermatite atopica. Gli inquinanti interagiscono con i granuli pollinici provocando maggior rilascio di antigeni. Altri elementi inquinanti sono il particolato a basso peso molecolare che provocano infiammazione a livello delle vie aeree. Questo modifica la permeabilità delle mucose e quindi può facilitare l’ingresso dei pollini e di altri allergeni (come spore, acari ed epiteli) e il successivo contatto con cellule del sistema immunitario».

Quali sono le allergie più comuni nel periodo primaverile?

«Le allergie più comuni nel periodo primaverile sono quelle causate dai pollini di piante arboree come la betulla, il nocciolo, il cipresso, l’olivo e le erbacee come le graminacee e le parietarie».

Che cosa le innesca? Come mai sviluppiamo le allergie?

«Le allergie sono determinate da una combinazione di cause ereditarie ed ambientali. Alla base delle malattie allergiche c’è un mancato riconoscimento, da parte del sistema immunitario, di sostanze normalmente innocue come pollini, animali, alimenti, sostanze chimiche etc. Questa mancata “tolleranza” comporta la formazione di specifici anticorpi, le IgE, che a loro volta si legano ai mastociti. Quando gli allergeni vengono in contatto con le IgE legate ai mastociti, queste rilasciano delle sostanze di sostanze nocive che provocano infiammazione e danno a carico delle mucose e degli organi colpiti (naso, congiuntive, bronchi, cute)».

E quali sono i “campanelli d’allarme” di un’allergia?

«I campanelli d’allarme sono la predisposizione familiare alle allergie, la periodicità dei sintomi e la tipologia dei sintomi stessi. Se un paziente con uno dei genitori, un nonno/a, zio/a allergici lamenta, per esempio, sintomi rinitici caratterizzati da prurito nasale, starnutazione e rinorrea acquosa, prurito oculare e/o in gola nel periodo primaverile, soprattutto all’aperto presenta tutti i campanelli d’allarme di un’allergica».

Quando bisogna rivolgersi a un allergologo?

«Sarebbe consigliabile rivolgersi all’allergologo quando compaiono sintomi respiratori e/o cutanei, ma soprattutto quando i sintomi rinitici, per esempio, sono associati a sinusite, oppure i sintomi sono presenti per più mesi in un anno, o ancora quando i farmaci assunti non sono efficaci o addirittura i sintomi interferiscono con l’attività quotidiana o addirittura condizionare anche il riposo notturno».

Trascurare un’allergia è pericoloso? Cosa può comportare?

«I sintomi allergici anche se inizialmente compaiono in forma lieve e non persistente possono peggiorare improvvisamente nel corso degli anni o, addirittura, dei mesi condizionando e compromettendo la qualità del sonno, la capacità di concentrazione, l’umore stesso, provocare una maggiore irritabilità con ripercussioni sulla qualità della vita e nei vari ambiti professionali di lavoro e/o studio. Vi è poi per alcuni soggetti e alcuni tipi di sensibilizzazioni allergologiche una naturale “marcia allergica” che porta, per esempio, una semplice rinite evolvere verso una più temuta asma bronchiale».

Come possiamo capire a che cosa siamo allergici?

«L’allergologo al momento della visita, dopo un’attenta anamnesi, decide l’iter diagnostico più indicato per ogni paziente e può sottoporre il paziente ai skin prick test per gli aereollergeni, come Acari, pollini, muffe, derivati epidermici di animali o far eseguire esami ematici andando a cercare e dosare le IgE specifiche o, in alcuni casi, i ricombinanti molecolari, per i diversi allergeni. Ciò permette di fare diagnosi nei pazienti che non possono eseguire i test cutanei, nei casi di test cutanei dubbi, o andare a fare una diagnosi ancora più di precisione per esempio per lo studio delle eventuali cross reazioni tra inalanti e alimenti (ad esempio tra Acari/crostacei o tra pollini /frutta e verdura)».

Per concludere, che cosa possiamo fare per ridurre i disturbi causati dalle allergie?

«Nel caso degli allergeni ambientali come pollini con cui non può essere evitato il contatto, fortunatamente ci sono farmaci topici a base di steroidi, cromoni, antistminici come gli spray nasali, i colliri e gli inalatori bronchiali, steroidi e antistaminici sistemici. Queste terapie riducono i sintomi e l’infiammazione dovuta all’allergia.
Ma esiste una terapia che invece agisce sulla causa stessa dell’allergia: l’immunoterapia specifica detta anche iposensibilizzazione/desenibilizzazione e meglio conosciuta come vaccinazione per le allergie. Questo trattamento permette di ottenere una immunizzazione graduale portando il sistema immunitario ad abituarsi agli allergeni. L’immunoterapia è l’unica terapia capace di interrompere la “marcia allergica” ed evitare quindi forme più gravi di allergia».

Testo tratto dall’articolo pubblicato dalla testata Bergamonews.it il 18 aprile 2022 dal titolo “Allergie e inquinamento, l’esperta: “C’è correlazione, ecco come proteggersi”

Specialista in Allergologia

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