Il 24 maggio è il melanoma day, giornata europea dedicata alla prevenzione del melanoma e dei tumori della pelle. Come prevenirli con dei corretti stili di vita? E come curarli?
Ne parla la dottoressa Marzia Baldi, responsabile dell’unità di dermatologia presso Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Cosa si intende per tumori della pelle?
Possiamo semplicemente distinguere nell’epidermide (lo strato superficiale della pelle) cellule chiare e cellule scure (melanocitici) dell’epidermide: dalle cellule chiare derivano gli epiteliomi (spino e basocellulare) mentre dalle cellule scure il melanoma. Nel derma vengono a formarsi, invece, tumori che clinicamente si manifestano come dei noduli e solo l’esame istologico permette la diagnosi. In particolare, in riferimento alla giornata europea, possiamo affermare che il melanoma può insorgere su pelle apparentemente sana o dalla modificazione di un neo preesistente.
I tumori cutanei sono frequenti?
Annualmente, negli Stati Uniti vengono diagnosticati più di 9500 di nuovi casi di tumore della pelle al giorno, in particolare sono l’80% circa i carcinomi basocellulari, il 16% i carcinomi squamocellulari ed il 4% di melanomi. Parlando di Europa, sappiamo che l’1,7% della popolazione europea adulta ha avuto un tumore della pelle. Si stima perciò che oltre 7 milioni e 300mila cittadini siano stati colpiti da queste neoplasie. La frequenza di questo tumore è in netto aumento in tutto il mondo: negli ultimi 30 anni il numero dei casi di melanoma è praticamente raddoppiato. Ogni anno nel mondo si registrano circa 100.000 nuovi casi.
Verso che età possono insorgere?
L’età media dei pazienti con diagnosi di melanoma è di soli 50 anni e il 20% dei casi viene riscontrato in pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni. L’incidenza aumenta con l’età, con una maggiore frequenza tra 50-80 anni e con un picco tra 35-50 anni per i carcinomi baso e spinocellulari.
Come prevenirli?
Una visita di controllo dei nei o lo screening, per un eventuale cancro della pelle: sono stati i motivi principali per cui i pazienti hanno consultato un dermatologo. Negli ultimi 12 mesi il 22% degli appuntamenti, con uno specialista della pelle, sono stati presi per controllare un neo o una lesione. Delle persone visitate, lo 0,6% ha riportato una diagnosi di melanoma. Tuttavia, i carcinomi dei cheratinociti (che includono i carcinomi a cellule basali e squamocellulari) sono di gran lunga i più diffusi.
Quanto conta l’esposizione al sole?
Molto nei carcinomi basocellulare, tumori ad invasività solo locale, in cui sono maggiormente colpite le persone con fototipo I e II (cute fotosensibile), occhi chiari, capelli rossi o biondi, con esposizioni solari intense e intermittenti e scottature solari durante l’infanzia. Il rischio è più alto per agricoltori, pescatori o per lavoratori outdoor e la sua incidenza aumenta con l’età.Nella maggior parte dei casi si localizza in sedi fotoesposte come viso, testa, collo e mani.
Nei carcinomi spinocellulari la causa primaria è legata all’esposizione cumulativa al sole, ma anche: radiazioni ionizzanti, difetti di riparazione del DNA, immunosoppressione, dermatiti croniche, ulcere croniche, cicatrici di pregresse ustioni, infezione virale da HPV (Human Papilloma Virus), alcool e fumo.
Abbiamo parlato di prevenzione, ma come si curano i tumori della pelle?
Qualsiasi tumore ed il cancro della pelle non fa accezione, ha una buona prognosi se diagnosticato precocemente. Quello che ripeto spesso ai miei pazienti nella pratica clinica è che la pelle, pur essendo l’organo più esteso e pesante che abbiamo è un organo che si vede: quindi è utile perlustrare la nostra pelle con l’auto- esame e facendoci aiutare nelle sedi meno raggiungibili. Se una lesione “non ci convince” meglio mostrala al proprio dermatologo che in caso di sospetto procederà all’asportazione chirurgica della lesione ed esame istologico. L’esame istologico sarà la guida per il percorso diagnostico-terapeutico e di follow-up del paziente che viene eseguito in equipe: il dermatologo non lavora da solo, ma è il primo anello di una catena che conta la presenza dei chirurghi, oncologi, radiologi e radioterapisti, ma anche dei medici curanti e del personale infermieristico.
Ci sono nuove tecnologie?
Per quanto riguarda la diagnosi esistono dei supporti digitalizzati che possono aiutare il dermatologo: il video-dermatoscopio in epiluminescenza ci permette di vedere le lesioni con una particolare luce, ingrandendo alcune caratteristiche e salvare le immagini per confronti nel tempo. La tecnologia ci ha portato apparecchi che fotografano in autonomia il mantello cutaneo del paziente, evidenziando nei nuovi o aumentati di dimensione, ma resta sempre il dermatologo a porre la diagnosi.