Il 12 maggio è la Giornata internazionale dell’Infermiere. Humanitas Gavazzeni celebra questa ricorrenza con un piccolo dono a tutti i suoi infermieri e a tutte le altre persone coinvolte nell’assistenza, complessivamente oltre 400.
La Giornata Internazionale dell’Infermiere ha origini lontane: è stata istituita in ricordo di Florence Nightingale, nata il 12 maggio del 1820 a Firenze, la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
L’infermiere è il protagonista dell’assistenza e della sua erogazione, fatta in autonomia o in collaborazione con altre figure professionali, come gli operatori socio sanitari e i tecnici.
In questo lavoro quotidiano l’infermiere non deve dimenticare che, come diceva la Nightingale: «Apprensione, incertezza, attesa, aspettative, paura delle novità, fanno a un paziente più male di ogni fatica».
La figura centrale del servizio sanitario è, naturalmente, il paziente. Il termine paziente deriva dal latino soffrire, tradizionalmente utilizzato per descrivere colui il quale riceve assistenza. “La connotazione comune di questa parola, in tutto il mondo, è la dipendenza. Per questo motivo molti infermieri preferiscono usare il termine persona o assistito, in quanto soggetto attore della comunità, della società,nel benessere e nella malattia – dice Katia Morstabilini, responsabile dei Servizi Assistenziali di Humanitas Gavazzeni –. Le persone peraltro, oggi, hanno sviluppato maggiore interesse e conoscenza sulla prevenzione alla salute e sull’assistenza sanitaria. Una crescita di consapevolezza stimolata dai media ma anche dal nuovo modo degli operatori sanitari nel lavorare sempre più in rete. La popolazione è diventata più consapevole della propria salute e chiede che la cura e la qualità dell’assistenza sanitaria siano un diritto di tutti».
Florence Nightingale diceva: «L’assistenza è un’arte e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore, con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti».