Una ricerca americana metterebbe in dubbio i benefici apportati dal resveratrolo, sostanza contenuta nel vino. Un risultato che scaturisce da una ricerca effettuata su 800 anziani abitanti nel Chianti, messo in discussione dall’oncologo di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
Il resveratrolo, è un toccasana così efficiente per il nostro organismo? A mettere in dubbio il potere di questa sostanza – per essere precisi si tratta di un fenolo non flavonoide che si trova in buona quantità nelle bucce degli acini d’uva, quindi nel vino, e nel cioccolato – è una ricerca compiuta da un team della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti, pubblicata sulla rivista scientifica Jama Internal Medicine.
Lo studio è basato sull’analisi delle urine di un gruppo di 800 anziani abitanti di due paesi del Chianti, in Toscana. I risultati ottenuti sembrerebbero dimostrare che le persone con nelle urine maggiori quantità di resveratrolo non sono state avvantaggiate, rispetto a quelle con scarse dosi, dal punto di vista dei rischi di contrarre malattie cardiache o varie tipologie di tumore.
La ricerca sottolinea anche i benefici del vino
Lasciamo il commento della notizia al dottor Giordano Beretta, responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
«È difficile commentare una notizia del genere, perché quando si parla di studi fatti su sostanze legate alla dieta sorgono sempre grosse difficoltà di valutazione.
Da quanto noto il dato appare perlomeno dubbio, come spesso avviene per gli studi che analizzano fattori assunti con la dieta in quantità moderate. È molto difficile valutare le reazioni a una sostanza come il resveratrolo partendo solo dalle analisi delle urine di un gruppo di persone che vive da sempre in uno stesso contesto sociale e geografico, dal momento che è poco probabile trovare persone che, in questo ambito, non abbiano mai assunto nessuna quantità di questa sostanza (uva, cioccolato, vino, ecc.). È quindi molto difficile confrontare soggetti dediti all’uso da soggetti esenti dall’uso. È inoltre difficile stabilire quale sia l’effetto portato dalla sostanza – questa come molte altre – dal momento che l’eliminazione potrebbe avvenire in modo diverso da soggetto a soggetto e il contenuto urinario, legato principalmente proprio alla rapidità di eliminazione, potrebbe non essere il miglior indicatore per stabilire l’effetto nel singolo organismo.
Bisogna quindi stabilire se le analisi delle urine siano il metodo migliore per una ricerca di questo genere: altri tipi di esami potrebbero fornire risultati differenti, se non opposti.
I ricercatori di Baltimora hanno sottolineato inoltre che non è possibile escludere, comunque, un beneficio portato dall’assunzione del vino indipendentemente dal ruolo di questa sostanza. Riconoscendo, in pratica, che è molto difficile procedere in analisi di questa natura.
In genere gli studi di questo tipo tendono a ricercare benefici o rischi assoluti legati a questa o quella sostanza, ma non esistono quasi mai le misure nette, così come non esistono le sostanze miracolose, in grado da sole di guarire o preservare il nostro corpo dalle varie malattie che lo minacciano».