Il diabete colpisce 4 milioni di persone in Italia, 56 mila solo nella provincia di Bergamo. E questi sono soltanto i casi conclamati. Le stime parlano di almeno un altro milione d’italiani che è già malato, ma che ancora non lo sa.
Da qui l’importanza della conoscenza e della prevenzione, binomio essenziale per rendere migliore la vita dei malati ed abbassare il tasso di mortalità.
Il diabete corre in Italia e nel mondo ed è per questi che i Lions Club di Bergamo si sono fatti carico di un progetto con tante iniziative per sensibilizzare soprattutto i giovani, che rappresentano oggi una delle fasce più a rischio della popolazione. In occasione del Lions Day di sabato 1 aprile, i Lions in collaborazione con l’ospedale di Bergamo, l’ATS di Bergamo e Humanitas Gavazzeni, hanno organizzato un’intera giornata per far conoscere ai cittadini le tante attività dedicate alla prevenzione.
Al centro delle iniziative ci sarà un convegno dedicato agli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori bergamasche per parlare di come prevenire il diabete sin da ragazzi, dal titolo “Diamo voce al diabete: attraverso le domande agli esperti da parte degli studenti” a cui prenderà parte il dottor Antonio Carlo Bossi, responsabile della Diabetologia di Humanitas Gavazzeni, insieme al professor Roberto Trevisan, direttore della diabetologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Appuntamento a sabato 1 aprile dalle 9.10 alle 10.45 presso l’auditorium “Collegio vescovile S. Alessandro” in via Garibaldi 3H a Bergamo.
“Negli Stati Uniti l’aumento di casi di diabete di tipo 2 nei giovani è diventato un problema di sanità pubblica – spiega il dottor Bossi – In Italia non abbiamo ancora dati chiari che ci dicono quanto questo tipo di diabete stia diventando diffuso tra i ragazzi, ma è un fatto che negli ultimi 5 anni riscontriamo un’aumentata frequenza di questa malattia. Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, invece, quello da insulino dipendenza, i dati parlano chiaro: sono oltre 600 mila le persone in Italia a soffrirne, 60 mila in Lombardia. Sulla gestione della patologia diabetica, ha inciso anche molto il Covid, con un aumento del 15% di nuovi casi di diabete di tipo 1 rispetto agli anni precedenti. Inoltre, le persone già malate hanno dovuto rinviare i controlli e molti nuovi casi sono stati individuati in ritardo per il difficile accesso ai servizi sanitari. E tra i giovani sono aumentate le diagnosi di diabete di tipo 1 correlato a particolari condizioni cliniche scatenate proprio dal virus”.