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La Lavaredo rivoluziona la tecnica per ricostruire la valvola mitralica del cuore

È affascinante come una somiglianza possa unire due mondi diversi come quello della montagna e della cardiochirurgia. Il profilo di tre famose cime, quelle di Lavaredo tra Veneto e Trentino Alto Adige, affiancate al lembo posteriore della valvola mitralica del cuore, quella che regola il passaggio di sangue tra l’atrio e il ventircolo sinistro.

Questo parallelismo ha dato il nome a un’innovativa tecnica di ricostruzione della valvola mitrale, la Lavaredo technique, messa a punto da Alfonso Agnino, responsabile della Cardiochirurgia mininvasiva video assistita di Humanitas Gavazzeni, e pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “The Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery”.

«La Lavaredo technique – spiega il dotto Agnino – è frutto di anni di esperienza nella chirurgia plastica della valvola mitrale, e grazie all’utilizzo della telecamera nella chirurgia mininvasiva ho potuto capire come intervenire sul tessuto danneggiato. Laddove la degenerazione della valvola mitrale non è ancora tale da richiederne la sostituzione, si ricorre a un’operazione molto più complessa ma più benefica per il paziente, con ottimi risultati a breve e medio termine. Si pratica un’incisione di pochi centimetri sul torace nello spazio intercostale e poi si ripara il tessuto danneggiato con un approccio quasi filosofico: ogni valvola si usura in modo diverso e quindi di volta in volta il chirurgo deve comprendere il meccanismo che determina il malfunzionamento e adattare la tecnica al singolo paziente per ottenere il risultato migliore nel rispetto dell’architettura interna del cuore».

Una metodica innovativa che ha diversi vantaggi per il paziente: «In primis non utilizzare una protesi significa avere ripercussioni più positove sul funzionamento del cuore – continua Alfonso Agnino –. Altri vantaggi sono legati al ricorso alla chirurgia mininvasiva: la ferita chirurgica molto piccola e l’assenza di sternotomia portano un migliore recupero funzionale, minor stress chirurgico e psicologico, minor sanguinamento postoperatorio e minor rischio di infezioni, oltre a un indubbio vantaggio estetico».

Chirurgia mininvasiva che diventa fondamentale anche nel trattamento della stenosi aortica, la seconda patologia più comune per incidenza per le valvole cardiache. In questo caso il restringimento della valvola è dovuto a usura, a malattie infettive o reumatiche e si crea una calcificazione; la riparazione della valvola come nei casi d’insufficienza valvolare non è possibile e la sostituzione diventa scelta obbligata il cui decorso operatorio grazie all’approccio mininvasivo è oggi più rapido. Gesti chirurgici di alto profilo e un team di riferimento multidisciplinare permettono la buona riuscita degli interventi in chirurgia mininvasiva, con un recupero funzionale e un reinserimento nella vita sociale, lavorativa e familiare più “agevoli”.

 

(articolo pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” domenica 19 novembre 2017)