Circa il 20% della popolazione in Italia. È questa l’ultima stima che fotografa l’incidenza del tumore alla prostata tra gli uomini nel nostro paese. Una patologia per cui la prevenzione (da corretti stili di vita all’adesione di controlli periodici) può fare la differenza: si stima, infatti, che il 70% dei malati riesce a sconfiggere la malattia grazie alla diagnosi precoce.
In caso diventi necessario l’intervento, sono ad oggi diverse le soluzioni terapeutiche che consentono una maggiore precisione operatoria, permettendo di salvaguardare i nervi sessuali e non incidere negativamente su aspetti legati all’impotenza e all’incontinenza urinaria.
L’ultima frontiera della chirurgia urologica è la robotica. In quali casi viene applicata e quali sono i benefici? Ne parla il dottor Vincenzo Altieri, urologo di Humanitas Gavazzeni.
Dottor Altieri, quando è indicato l’uso della tecnologica robotica in interventi urologici?
“In tutti gli interventi di prostatectomia radicale e per l’asportazione di tumore renale. Anche quest’ultima è una patologia in prevalenza maschile: si calcola che ogni anno i nuovi casi ammontino a 13.500 e i più colpiti risultano essere gli uomini”.
In che modo il robot perfeziona l’intervento?
“Perché l’utilizzo del robot permette una maggiore precisione del gesto e una visione dell’area di intervento ingrandita di 10 volte rispetto all’occhio umano, grazie alla proiezione su uno schermo full HD con immagini ad altissima risoluzione anche in 3D. Questo consente di individuare e distinguere anche le strutture anatomiche più piccole preservando i nervi e le strutture coinvolte nel recupero precoce della continenza urinaria”.
La robotica quindi permette di conservare i tessuti sessuali?
“Si, esatto e questo consente di ridurre i rischi di incontinenza urinaria e di disfunzione erettile che possono sorgere a seguito di un intervento di prostatectomia per carcinoma prostatico. Questo significa che i nostri pazienti possono godere oggi di un’aspettativa di qualità della vita post operatoria ben maggiore rispetto a prima. Affinchè possa essere applicata la tecnica nerve sparing il tumore prostatico deve essere trattato nelle forme iniziali e localizzato nell’ambito della ghiandola prostatica. I tumori prostatici più aggressivi sono suscettibile di una chirurgia più demolitiva che include anche l’asportazione dei linfonodi iliaci-otturatori bilateralmente. Per quanto riguarda il tumore renale, invece, questa tecnica consente di salvare l’organo e asportare in modo mini invasivo solo la forma tumorale: una possibilità che fino a qualche anno fa non era pensabile realizzando interventi molto impattanti a livello della salute dei reni”.
Ci sono altri benefici per i pazienti nell’uso della tecnologia robotica?
“Sì perché la chirurgia robotica, richiedendo solo alcune piccole incisioni cutanee (grandi non più di 5-10 millimetri) per l’inserimento delle braccia robotiche, riduce significativamente il trauma sui tessuti e il sanguinamento durante l’intervento. Anche il dolore post operatorio, la degenza e la convalescenza si riducono di molto e il paziente può tornare in tempi brevi a vivere la sua vita quotidiana”.