«Lo studio dei dati consente di migliorare i programmi di prevenzione e la prevenzione riduce l’impatto del cancro».
Giordano Beretta, presidente eletto Aiom e Responsabile dell’Oncologia medica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ricorda ancora una volta quanto le abitudini di vita e lo screening siano la migliore carta per preservare la salute.
«Lo studio dei dati epidemiologici – afferma – permette di impostare i programmi di prevenzione: si deve fare di più per ridurre l’impatto del cancro perché oltre il 40% delle diagnosi è evitabile seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta). È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione».
I cittadini lombardi, però, sembrano ignorare questi consigli: il 21,9% è sedentario, il 27,9% è sovrappeso e l’8,2% obeso, percentuali comunque migliori o in linea con la media nazionale (rispettivamente pari al 32,5%, 31,7% e 10,5%).
I fumatori sono il 24,3% della popolazione (26,4% in Italia) e i bevitori a rischio rappresentano il 20,3%, percentuale superiore alla media italiana (16,9%).
Bergamo, città attenta ai programmi di screening
«Per quanto riguarda l’adesione ai programmi di screening – aggiunge il dottor Beretta – Bergamo negli ultimi anni si è dimostrata virtuosa, con percentuali superiori alle medie regionali e nazionali. Nel 2016, il 73% delle donne ha eseguito la mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno e il 62% dei cittadini si è sottoposto al test del sangue occulto nelle feci per individuare in fase iniziale il cancro del colon-retto».
In Lombardia, tra il 2015 e il 2017, sono stati attivati percorsi di aggiornamento dei programmi di screening: per il tumore al seno è prevista una mammografia biennale per le donne tra i 50 e i 74 anni e annuale tra i 45 e i 49 anni. Per il cancro al colon-retto è previsto un test del sangue occulto nelle feci ogni due anni per i cittadini tra i 50 e i 74 anni. E ancora per il tumore alla cervice uterina, un Pap test con cadenza triennale per le donne tra i 25 e i 33 anni e un Hpv dna test con cadenza quinquennale tra i 34 e i 64 anni.
La Lombardia presenta alcune fra le percentuali più alte in Italia di adesione ai programmi di screening organizzati: dal 2007 quello relativo al colon-retto è a sistema su tutto il territorio. L’adesione nel 2016, pari al 49%, conferma il trend dello screening colon-rettale in Lombardia, superiore alla media nazionale (36% nel 2016). Nella regione le donne aderiscono più degli uomini (51% nel primo caso, 44% nel secondo) e il tasso cresce all’aumentare dell’età.
L’adesione alla mammografia in Lombardia è stata pari al 67% nel 2016: il valore è al di sopra della media nazionale (44% nel 2016).
La prevenzione al tumore alla cervice uterina
La prevenzione del carcinoma della cervice uterina è presente nella Regione con diverse offerte (vaccinazione e Pap test) e modalità di erogazione (organizzate e spontanee). Il 70% delle ragazze di 12 anni è stato vaccinato con due dosi di vaccino. Per quanto riguarda il Pap test, l’adesione tra il 2015 e il 2016 è aumentata ed è stata pari al 53% (in Italia è al 30%).
Il percorso di prevenzione della cervice uterina è in fase di revisione e prevederà la messa a sistema dello screening su tutto il territorio regionale e l’introduzione dell’Hpv dna test come esame di screening per la fascia dai 34 ai 64 anni (la popolazione tra 25 e 33 anni manterrà invece il Pap test come test di screening).