Api, vespe, bombi e calabroni. Sono alcuni degli insetti che fanno parte dell’ordine degli Imenotteri che, specialmente in estate, sono diffusi in città, così come in ambienti rurali e marini e, spesso, sono causa di reazioni allergiche più o meno gravi.
Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Toniato e la dottoressa Francesca Racca, allergologi dell’Ambulatorio di Allergologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, che gestiscono anche un ambulatorio specifico per la diagnosi e la terapia dell’allergia al veleno degli imenotteri.
Dottor Toniato e dottoressa Racca, come si manifesta questa tipologia di allergia?
«L’allergia al veleno di imenotteri si può manifestare con sintomi molto diversi, a seconda dell’intensità della reazione. Possono variare, infatti, da forme lievi, con il gonfiore in sede di puntura che dura più di 24 ore e prurito, a moderate o gravi che interessano non solo la pelle, ma anche il respiro, con senso di costrizione alla gola e al petto, il tratto gastrointestinale causando dolore addominale intenso e nausea, e l’apparato cardiovascolare, provocando calo di pressione e accelerazione del battito».
In Humanitas Gavazzeni gestite un ambulatorio per diagnosticare l’allergia al veleno delle vespe: in cosa consiste la diagnosi?
«La diagnosi di allergia a veleno di imenotteri si basa su un’anamnesi molto dettagliata che ha lo scopo di ottenere il maggior numero possibile di informazioni in merito ai sintomi e all’insetto pungitore. Le informazioni riguardanti l’entità della reazione sono fondamentali perché non sempre tutte le manifestazioni avverse dopo una puntura sono di tipo allergico. Così come è importante sapere di quale insetto si tratta (se vespa e o ape, ad esempio), così da essere più efficaci nella successiva terapia. Dopo la visita allergologica, i test allergologici cutanei e il prelievo di sangue per il dosaggio delle IgE specifiche vengono in aiuto per identificare l’insetto in modo più preciso».
Tutti possono fare questo test o solo in seguito a puntura?
«I test diagnostici per l’allergia a veleno di imenotteri (test cutanei e prelievo di sangue) sono indicati solo in caso di reazioni insorte dopo puntura di imenottero: non sono invece adatti a scopo preventivo o per definire il rischio di reazioni allergiche future. Le indagini permettono, infatti, di stabilire la presenza o meno di una sensibilizzazione in chi ha già manifestato una sospetta reazione allergica, mentre non hanno la possibilità di predire il rischio o la gravità di eventuali reazioni future».
In caso di allergia confermata, quali sono le soluzioni terapeutiche?
«Dopo la conferma di allergia con i test allergologici, ci sono due percorsi terapeutici paralleli. Il primo è incentrato sulla gestione della terapia d’emergenza in caso di nuove punture, basata su farmaci sintomatici, come antistaminici, cortisone e adrenalina auto iniettabile per via intramuscolare in caso di reazioni sistemiche di tipo anafilattico. Il secondo percorso è l’immunoterapia specifica».
In cosa consiste l’immunoterapia?
«L’immunoterapia specifica è l’unica soluzione terapeutica disponibile in allergologia che è in grado di modificare la storia naturale dell’allergia. Consiste in una terapia sottocutanea in cui viene somministrato, in dosi crescenti, un estratto di veleno dell’insetto pungitore circa una volta a settimana per 6 settimane fino al raggiungimento della dose protettiva di 100 microgrammi di estratto di veleno. Una volta raggiunta la dose di mantenimento il paziente può essere considerato ‘protetto’ nei confronti del veleno verso cui è allergico e può iniziare la fase di mantenimento, che prevede la somministrazione dell’estratto ad intervalli regolari (circa ogni 4-6 settimane) per mantenere lo stato di tolleranza raggiunto. Il percorso ha una durata di 5 anni, variabile sulla base del tipo di veleno coinvolto e dalla severità della reazione».
È efficace?
«L’immunoterapia specifica per il veleno di imenotteri è molto efficace ed è l’unica terapia in grado di proteggere il paziente da reazioni sistemiche dopo una nuova puntura. La protezione per il veleno di vespidi è compresa tra il 91 e il 96% mentre per il veleno di ape è leggermente inferiore, di circa il 77- 84%. Ci possono però essere dei fattori che riducono l’efficacia dell’immunoterapia che vanno dall’età alla gravità della reazione d’esordio. La tolleranza che si raggiunge con il percorso terapeutico tende a mantenersi nel tempo, ma è importante mantenere comunque un monitoraggio nel tempo per verificare l’efficacia dell’immunoterapia specifica».