Si chiama tanoressia o sindrome compulsiva da sole ed è la fame da abbronzatura che colpisce una donna su cinque con età compresa tra i 18 e i 30 anni.
«In alcune donne – spiega la dottoressa Agnese Rossi, psicoterapeuta dell’ospedale Humanitas Gavazzeni Bergamo –, specie con una tendenza al perfezionismo, la ricerca dell’abbronzatura anche artificiale da lampade UV può generare a una vera dipendenza psicologica».
La dipendenza da abbronzatura si sviluppa perché la pelle, sottoposta a esposizione prolungata alla luce ultravioletta della lampade artificiali così come di quella del sole, «rilascia degli ormoni chiamati endorfine – aggiunge la specialista – che stimolano la sensazione di benessere, di appagamento psico-fisico e agiscono anche come degli anti-dolorifici. Pertanto, la tanoressia si sviluppa più di frequente in soggetti con tendenze al perfezionismo o che presentano altre forme di dipendenza (da fumo, sostanze alcoliche o droghe), oppure che vivono il proprio corpo come inadeguato, specie se esposte a continui confronti svalutanti con i corpi ideali che vengono quotidianamente proposti dalla pubblicità».
La ricerca di benefici psicologici
«Il senso di insicurezza e timore di essere rifiutate – conclude la dottoressa Rossi – le conduce a essere perennemente insoddisfatte del proprio corpo e, quindi, ad abbronzarsi sempre più, nel tentativo di ottenere benefici psicologici in termini di migliore apparenza fisica e benessere emotivo, pur nella consapevolezza dei rischi che sono correlati. Come in un circolo vizioso, però, capace di generare conseguenze pericolose sia a livello fisico che psicologico, in queste persone la dipendenza da abbronzatura incrementa il rischio di patologie della pelle causate dagli effetti tossici – ormai ampiamente dimostrati – dei raggi UV durante tutto l’anno (quali eritemi, ustioni, comparsa di rughe, invecchiamento precoce della pelle, discromie cutanee e soprattutto melanoma).