La colite ulcerosa – o rettocolite ulcerosa – così come la malattia di Crohn, è una malattia infiammatoria cronica intestinale. Si tratta di una patologia che colpisce sempre più persone nel mondo e che in Italia, ogni anno, presenta una percentuale di incidenza di nuovi casi compresa tra 6 e 8 abitanti su 100mila, senza distinzione di genere, con prevalenza negli adulti ma senza risparmiare bambini e anziani.
Ne parliamo con il dottor Valeriano Castagna, responsabile dell’Ambulatorio di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
Che cos’è la colite ulcerosa?
«La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria che riguarda le sezioni intestinali del retto e del colon e si presenta con fasi di attività alternate a fasi di remissione completa. Questa infiammazione, per essere precisi, colpisce la superficie più interna della parete intestinale e la rende fragile ed ulcerata. La malattia può colpire solo il retto o estendersi gradualmente ai tratti di colon posti a monte. A oggi non se ne conoscono con precisione le cause, come del resto accade per la malattia di Crohn. Si ritiene però che un’influenza sulla sua insorgenza ce l’abbiano fattori genetici, infettivi, immunologici e ambientali. Implicate sembrano essere anche alcune alterazioni della flora batterica intestinale, il cosiddetto microbiota».
Quali sono i sintomi della colite ulcerosa?
«I segnali della presenza della colite ulcerosa sono le perdite di sangue dal retto, l’emissione di muco con le feci (mucorrea), uno stimolo frequente e impellente all’evacuazione, diarrea e, nelle forme più severe, dolore addominale, febbre e dimagrimento. Sintomi più rari possono essere manifestazioni extra-intestinali, articolari, cutanee ed oculari, oltre ad alterazioni della funzionalità del fegato».
Quali sono le possibili complicanze di una colite ulcerosa non trattata in modo adeguato?
«Si possono creare forme fulminanti, per fortuna moto rare, in cui il colon si distende abnormemente, con rischio di perforazione. In questo caso si parla di megacolon tossico, una vera emergenza. Si può inoltre creare un aumentato rischio di cancro del colon-retto correlato a durata, estensione e andamento cronicamente attivo della colite ulcerosa, dopo 8-10 anni dalla comparsa. Tuttavia, evidenze più recenti assicurano che adottando un’attenta sorveglianza endoscopica e una terapia cronica corretta, il rischio supera di poco quello che può essere osservato per la popolazione generale».
Come si può individuare e intervenire sulla colite ulcerosa?
«Quando c’è un sospetto di presenza di colite ulcerosa il primo passo da fare è quello di pervenire a una corretta diagnosi, basata su accertamenti come la colonscopia con biopsie, che rappresenta l’esame cardine sia all’esordio della malattia, sia in occasione di recidiva. Indispensabili sono anche alcuni esami di laboratorio e, in particolare, in caso di complicanze o coinvolgimento di altri apparati, esami di imaging come ecografia addominale, TAC addome, RMN. Per ciò che concerne il trattamento, in base alla gravità e all’estensione della malattia, vengono soprattutto impiegati i salicilati (salazopirina e mesalazina), i farmaci impiegati anche per la malattia di Crohn come i cortisonici, gli immunosoppressori (azatioprina, metotrexato), i biologici (infliximab, golimumab, adalimumab, vedolizumab). E a breve potranno essere inoltre utilizzate nuove classi farmacologiche con meccanismi d’azione diversi (ad esempio tofacitinib). Per quanto riguarda il mantenimento della remissione, sono inoltre efficaci anche alcuni probiotici».
La colite ulcerosa può essere curata anche con l’utilizzo della chirurgia?
«Sì, la chirurgia si rende necessaria nelle forme gravi di colite ulcerosa, quelle che non rispondono alla terapia medica, o in caso di complicanze come megacolon tossico, insorgenza di neoplasia ecc., L’intervento chirurgico previsto, in questi casi, consiste nella completa rimozione del colon con conservazione dell’ano».