I disturbi del sonno colpiscono oltre il 40% degli italiani senza che, in molti casi, ci sia una precisa diagnosi e una cura appropriata corrispondente. E questo non è un bene, perché si tratta di disturbi che possono produrre effetti negativi di un certo peso sul nostro stato di salute e che possono contribuire a diminuire le nostre capacità di attenzione e concentrazione.
Del resto, quella della medicina del sonno «è una disciplina recente, che si avvale di basi scientifiche identificate da un tempo relativamente breve», spiega la dottoressa Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
Dottoressa Merlo, quali sono le malattie del sonno più diffuse e quali sono le loro cause?
«Molte forme di malattie del sonno sono provocate da malattie neurologiche, in particolare da forme neurodegenerative di cui il disturbo del sonno può rappresentare il primo sintomo d’allarme. Al primo posto c’è l’insonnia, che può essere provocata da disturbi dell’addormentamento o del mantenimento del sonno. Altre forme note sono l’ipersonnia, cioè l’eccessiva sonnolenza diurna e l’eccessiva durata del sonno. Poi ci sono la sindrome delle gambe senza riposo, la narcolessia, per cui si verificano improvvisi addormentamenti che possono provocare cadute a terra, la paralisi del sonno e le parasonnie, che si verificano soprattutto in età infantile».
Quali sono, invece, i disturbi del sonno che non hanno un’origine neurologica?
«Sono quelli che derivano da disturbi respiratori come la sindrome delle apnee ostruttive che è una forma che si pone al confine con la patologia pneumologica. Certi disturbi del sonno possono anche essere provocati da abitudini sbagliate sia per quanto riguarda l’alimentazione sia per ciò che concerne la gestione dell’alternanza veglia/sonno».
Quali soggetti rischiano maggiormente di soffrire di disturbi del sonno?
«I più a rischio sono i soggetti più fragili, dal punto di vista emotivo oltre che organico, come le persone anziane. È un dato di fatto che le ore di sonno con il trascorrere dell’età si riducono o comunque si diversificano. In media, per le persone adulte le ore di sonno necessarie per stare bene sono più o meno 7 ma è un traguardo sempre più difficile da raggiungere con il trascorre dell’età, perché queste tendono a diminuire con l’aumentare degli anni di vita».
Condizioni esterne, come ad esempio l’emergenza per il Covid-19 possono influire sulla qualità del sonno?
«Purtroppo sì, la pandemia ha aumentato la percentuale di coloro che soffrono di insonnia. Il disagio psicologico, l’ansia, la paura della malattia, la mancanza di socialità vissuta… sono tutte situazioni che contribuiscono a cambiare il ritmo candiano, il ciclo veglia/sonno, in modo incisivo, influendo in modo sensibile sulla cronobiologia del nostro organismo».
Come devono essere affrontate, dal punto di vista medico, le malattie del sonno?
«Proprio perché le cause possono essere molte e molto varie tra loro, è fondamentale che ogni malattia del sonno venga affrontata con un approccio di tipo multidisciplinare, che veda il coinvolgimento di neurologi, pneumologi e altri specialisti. Il tutto volto a evitare che i disturbi del sonno cronicizzino, che è la conseguenza peggiore, quella che porta, alla lunga, a conseguenze negative sulla vita quotidiana, sul lavoro e sui rapporti sociali».
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