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FFR CT, l’esame che permette di capire se si è a rischio di infarto

I pazienti cardiologici hanno oggi, in Humanitas Gavazzeni, un’ulteriore possibilità di diagnosi non invasiva, grazie alla collaborazione con un avanzatissimo centro diagnostico internazionale (Heart Flow, Inc.) che offre la possibilità di completare l’esame di TC coronarica con l’analisi della FFR (fractional flow reserve), la cosiddetta “riserva funzionale di flusso”. Si tratta di un esame che consente di individuare, oltre allo stato di malattia di una coronaria, anche quanto il suo restringimento sia in grado di alterare la circolazione del sangue e pertanto creare ischemia.

Come si esegue la FFR CT e quali risultati consente di raggiungere? A queste e ad altre domande risponde la  dottoressa Erika Bertella, cardiologa e Responsabile dell’Unità di Imaging cardiovascolare avanzato di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottoressa Bertella, anzitutto a che cosa corrisponde, nel dettaglio, la FFR e per quale motivo è importante conoscerla?

«La riserva funzionale di flusso è, tecnicamente, il rapporto che c’è tra la pressione media a valle e a monte del restringimento dell’arteria. Questo rapporto descrive quanto sangue riesce a superare il restringimento e arrivare nelle zone distali».

Perché è importante conoscere questo dato?

«Perché in presenza di una malattia coronarica dobbiamo capire se può essere utile andare ad effettuare una angioplastica: come indicato dalle linee guida della Società Europea di Cardiologia, ogni trattamento coronarico dovrebbe essere preceduto da una dimostrazione che tale procedura potrebbe portare a un miglioramento del flusso, e questo lo si può fare solo con esami da stress o con il calcolo dell’FFR».

Come può essere calcolata la FFR?

«Nel recente passato la FFR poteva essere misurata solo attraverso l’esecuzione un’angiografia coronarica con speciali cateteri, esame invasivo che non è ovviamente esente da alcuni rischi. Oggi questo importante dato può essere calcolato senza necessità di manovre invasive o l’utilizzo di farmaci stressanti: dopo l’acquisizione di immagini mediante TC coronarica, i dati vengono rielaborati con un apposito software di ultima generazione che, grazie a sistemi di intelligenza artificiale, permette di ottenere un’immagine 3D e una serie di calcoli numerici che identificano l’entità della limitazione del flusso sanguigno, in modo assolutamente immediato».

Quali vantaggi consente l’esecuzione di questo esame?

«La conoscenza della rilevanza funzionale di una stenosi coronarica ci consente di selezionare con maggiore consapevolezza i casi che richiedano il trattamento con angioplastica e posizionamento di stent coronarici:  oggi lo possiamo fare senza dover sottoporre il paziente a ulteriori esami o accertamenti (come test da sforzo o da stress farmacologico), ma utilizzando semplicemente la TC coronarica già eseguita e con uno strumento che si è dimostrato superiore a tutti gli altri disponibili attualmente nel mondo cardiologico. Questo vuol dire, in definitiva, assicurare ai pazienti una maggiore precisione diagnostica, un’appropriatezza terapeutica e una migliore qualità della vita».