L’arrivo della primavera per molte persone porta con sé il fastidio ricorrente delle allergie da pollini. O meglio, visto che certe allergie si possono manifestare anche in altri momenti dell’anno, questa è la stagione in cui si registrano con maggiore frequenza e intensità le manifestazioni allergiche nei confronti di varie piante che proprio a partire da marzo vivono la fase dell’impollinazione.
Parliamo di questo tipo di allergie con il dottor Andrea Toniato, specialista dell’Ambulatorio di Allergologia di Humanitas Gavazzeni e di Humanitas Medical Care di Bergamo.
Dottor Toniato quali sono le piante che più delle altre possono provocare allergie?
«Ce ne sono molte e variano a seconda della zona in cui sono diffuse: pianura, prealpi o territorio alpino. Su tutte, le più diffuse sono le graminacee, piante erbacee presenti un po’ dappertutto, cui si aggiungono piante arboree, come il nocciolo, l’ontano, la betulla e il cipresso, il cui picco finisce verso fine marzo-aprile. Un certo effetto lo può provocare anche l’ulivo, presente anche nel nord Italia, nelle zone dal clima più temperato e il platano, che arricchisce le strade delle nostre città, oltre alla parietaria e alla lanciuola, piante erbacee come le graminacee».
L’allergia subisce influssi dalla presenza di inquinamento e dal cambiamento climatico in corso negli ultimi anni?
«Sì, sono entrambi fattori che hanno un loro peso su questo tipo di allergie respiratorie. L’inquinamento, ad esempio, rappresenta un fattore pro-infiammatorio non solo sulle nostre vie aeree, ma anche sulle stesse piante. In particolare, causa l’aumento di alcune proteine allergizzanti e rende il polline non solo più abbondante ma anche più dannoso per le nostre vie aeree, per il naso e gli occhi. Il cambiamento climatico ha poi conseguenze non solo sulle piante ma anche sull’intensità e la durata del periodo pollinico».
Quanto influisce la diffusione degli allergeni su chi già soffre di asma bronchiale?
«Ha sicuramente un suo effetto. L’asma bronchiale, soprattutto quella allergica, è una malattia multifattoriale per la quale l’ambiente ha la sua importanza. L’inquinamento, la presenza di pollini in maggior quantità o per un periodo più lungo hanno un effetto sulla gestione e sul controllo di questa malattia. Ad esempio nello scorso mese di febbraio, nel periodo ricco di PM 10 in tutta la pianura padana, sono state registrate esacerbazioni o peggioramenti dell’asma in diversi pazienti».
Quali sintomi provocano le allergie a queste piante?
«Si manifestano i sintomi tipici delle allergie respiratorie, cioè rinite allergica, congiuntivite allergica e, in alcune persone, anche asma bronchiale allergica».
Sul fronte delle terapie, quali sono le cure a disposizione per la cura delle allergie?
«Disponiamo di molte cure, in continua evoluzione. Per combattere i sintomi sono perfette le classiche cure effettuate con gli antistaminici, le cure cortisoniche, gli spray nasali e i colliri. Ma oggi per le allergie respiratorie abbiamo a disposizione anche la cosiddetta immunoterapia specifica, i cosiddetti “vaccini” che sono in grado di modificare la storia naturale delle malattie allergiche, andando a indurre una tolleranza nei confronti della stessa allergia. A questo si aggiunge anche lo sviluppo di terapie biologiche che agiscono in modo mirato su alcuni processi infiammatori e sono in grado di agire sui sintomi, riducendoli se non, a volte, annullarli».