Che cos’è l’epatite D?
I virus dell’epatite D – insieme a quelli dell’epatite A, dell’epatite B e dell’epatite C – rappresenta la principale causa di epatite acuta e cronica. La diffusione delle infezioni virali e dei fattori di rischio correlati all’epatite D e agli altri virus ha subito nell’ultimo decennio notevoli variazioni, con una riduzione drastica della trasmissione.
L’infezione da virus D può essere trasmessa sessualmente ma, per replicarsi, necessita della collaborazione del virus dell’epatite B, di cui aggrava i sintomi.
Come si può individuare l’epatite D?
Per effettuare una diagnosi dell’epatite D – così come degli altri tipi di epatite virale – è bene consultare uno specialista che potrà richiedere innanzitutto esami del sangue che includano la ricerca delle transaminasi AST e ALT. Si tratta di enzimi che segnalano la funzionalità epatica e si modificano in rapporto alla fase della malattia (acuta o cronica).
Un’alterazione delle transaminasi rappresenta una spia del danno subito dalla cellula epatica a causa dell’infezione virale.
Potrà inoltre essere richiesta una biopsia epatica o il Fibroscan che permette di rilevare i differenti stadi della malattia: dalle prime fasi di infiammazione alla progressiva degenerazione del tessuto epatico delle epatiti croniche che possono evolvere in cirrosi e/o in tumore.
Come si può curare l’epatite D?
Alcuni pazienti con epatite cronica D possono essere trattati con interferone-alfa. Nei casi più gravi si può ricorrere al trapianto d’organo.