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Artrosi dell’anca, la chirurgia robotica consente grande precisione di intervento e recuperi più rapidi

Con artrosi dell’anca si indica la patologia che corrisponde a un processo degenerativo dell’articolazione dell’anca, che è quella che collega il bacino e il femore e che ci permette di eseguire movimenti camminare, correre e saltare.

Si tratta di una degenerazione che può avere varie cause. Una può essere l’invecchiamento, cioè il trascorrere del tempo, un’altra è la presenza di malformazioni congenite, presenti quindi fin dalla nascita. Ma l’artrosi può essere provocata anche da traumi o da un utilizzo continuativo e innaturale dell’articolazione, magari anche in presenza di una condizione di sovrappeso se non di obesità.

«L’artrosi che si presenta nei più giovani – spiega il dottor Giovanni Pesenti, ortopedico dell’Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, che si occupa da sempre di chirurgia traumatologica – può avere come cause esiti di traumi della testa del femore dovute a incidenti, oppure altre forme di traumi subiti sul lavoro o nella pratica di sport. Ma può derivare anche dalla pratica di alcune particolari specialità sportive, come karate o kickboxing, che richiedono la ripetizione di movimenti che alla lunga possono predisporre a un’artrosi precoce dell’anca».

La difficoltà di eseguire movimenti

I segnali che possono far pensare che ci sia presenza di questa patologia sono legati per lo più alle difficoltà di eseguire movimenti: «A un dolore intenso e fastidioso provato nell’area inguinale – aggiunge lo specialista – si possono accompagnare un dolore all’anca mentre si cammina, che può anche sfociare, nei casi più avanzati, a zoppia. In questa condizione può risultare difficoltoso e doloroso svolgere semplici azioni quotidiane, come ad esempio indossare calze o scarpe, che richiedono movimenti che comportano una certa flessione dell’anca».

Il trattamento dell’artrosi dell’anca prevede, nella sua fase iniziale, un utilizzo di farmaci antinfiammatori che hanno il compito di offrire un sollievo al dolore senza però riuscire a migliorare o “bloccare” la degenerazione artrosica. Se le terapie farmacologiche non forniscono effetti e la limitazione del movimento diviene nel tempo sempre più evidente o addirittura invalidante, bisogna pensare di ricorrere alla chirurgia protesica che, per fortuna, oggi è molto meno impattante di un tempo.

Precisione di intervento e recupero più rapido

«Oggi – sottolinea il chirurgo – possiamo avvalerci del supporto della chirurgia robotica, che offre una maggiore precisione di intervento e assicura ai pazienti una ripresa più veloce. Il sistema robotico utilizza immagini 3D che permettono di preparare l’intervento conoscendo in anticipo e nel dettaglio le caratteristiche fisiche e ossee del paziente, per cui nel corso dell’intervento il chirurgo sa già perfettamente quello che deve fare e sa come posizionare le componenti della protesi, scelta in modo del tutto personalizzato, tenendo conto della condizione specifica di ogni singolo paziente».

I tempi di recupero sono davvero ridotti al minimo: «Fin dal giorno successivo all’intervento – conclude il dottor Pesenti – il paziente può camminare, con l’aiuto delle stampelle. Quando viene eseguita sui più giovani, un’operazione di questo tipo permette un pieno recupero delle funzionalità per cui, anche grazie alla tecnologia elevata con cui sono oggi costruite le protesi, è possibile tornare a fare tutto quello che si faceva prima».

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