Ottobre è il mese della prevenzione al tumore al seno. Un mese che, come è ormai tradizione, mette al centro una campagna di sensibilizzazione atta a prevenire il tumore alla mammella anche attraverso l’offerta di visite gratuite promosse dalla Lega Italiana per la lotta contro i tumori (Lilt).
L’obiettivo di questo 2021 è cercare di invertire il trend che si è verificato durante i mesi finali del 2020, in cui sono state rimandate, per quanto riguarda la sola provincia di Bergamo, circa 2mila diagnosi precoci di tumore tra cui anche quelle di tumore alla mammella che è il più frequente nelle donne e registra negli ultimi anni una tendenza in aumento, soprattutto in relazione fasce d’età più giovani.
Ne parliamo con Massimo Grassi, responsabile Senologia e Breast Unit di Humanitas Gavazzeni a Bergamo, una delle undici strutture pubbliche e private che nella Bergamasca hanno aderito all’offerta di visite senologiche gratuite.
Dottor Grassi, quanto ha influito il Covid-19 sull’esecuzione degli esami periodici?
«Nel 2020, a causa della pandemia prima e della paura di tornare negli ospedali dopo, molte pazienti non hanno fatto la giusta prevenzione. Le diagnosi sconosciute o che sono state ritardate sono addirittura il 42% del totale. Per fortuna però oggi le donne sono tornate a fare prevenzione, sottoponendosi con regolarità alla visita senologica e agli eventuali esami strumentali correlati. E questo è un bene perché è un dato certo che una sana prevenzione permette di effettuare diagnosi precoci e quindi consente di ottenere risultati davvero soddisfacenti».
A quale età è bene iniziare a fare prevenzione?
«Bisogna cominciare fin dai 20 anni. A partire da quell’età ogni donna dovrebbe inserire tra i suoi impegni una visita senologica e una visita ginecologica. Sarà in seguito lo specialista a decidere se associare a queste visite anche degli esami strumentali. Dai 40 anni in poi inoltre, oltre alla visita senologica è consigliata l’esecuzione di una mammografia o di altri accertamenti radiologici. Tutto dipende però anche dal fatto che vi sia o meno una familiarità a questa patologia. Una familiarità importante richiede un controllo annuale e un’attenzione particolare non solo clinica ma anche strumentale, ben prima della dovuta mammografia dei 40 anni».
Quanto è importante farsi curare in una Breast Unit come quella di Humanitas Gavazzeni?
«É assodato che una paziente che viene trattata in un ambiente specialistico come la nostra Breast Unit riesca a ottenere risultati e una sopravvivenza migliori, sia in termini quantitativi che qualitativi. Questo accade perché avendo un team di persone che si occupano della paziente è possibile garantire il meglio delle cure. La nostra Breast Unit è una realtà composta da tutte le unità operative necessarie che, lavorando in modalità multidisciplinare, affrontano e risolvono ogni problema che la malattia mammaria presenta, con un dimostrato beneficio per le pazienti».
In che cosa consiste il progetto di prevenzione “Sorrisi in Rosa” messo in campo dagli ospedali Humanitas?
«Dal 2016, ogni ottobre viene organizzata l’iniziativa “Sorrisi in Rosa”, il festival della prevenzione senologica che vede coinvolti gli ospedali e i centri medici Humanitas di tutta Italia. La novità di quest’anno è il libro “Sorrisi in fiore” – presentato il 6 ottobre a Rozzano con la partecipazione di Gerry Scotti – che raccoglie 100 testimonianze di donne associate a 100 fiori attraverso cui viene raccontata la speranza che c’è dietro a ogni diagnosi di tumore. II libro è disponibile sul sito www.sorrisinrosa.it, l’acquisto contribuirà alla raccolta di fondi destinati ai progetti di Fondazione Humanitas per la Ricerca nell’ambito dei tumori tipicamente femminili».