Nel mondo della cardiochirurgia italiana c’è un punto di riferimento che si conferma tale dal 1967: la Società Italiana di Chirurgia Cardiaca e Vascolare, conosciuta dai più come SICCH. Un luogo (fisico e non) dedicato alla promozione della ricerca scientifica e della formazione di medici specialisti della pratica cardiochirurgica e della cura delle malattie cardiovascolari.
Nata come società scientifica che raggruppava i pochi chirurghi che allora osavano operare il cuore, ora è un ente scientifico riconosciuto dal Ministero della Salute, da Agenas e ISS. Tra i membri del Comitato Direttivo di SICCH, vi è Piersilvio Gerometta, cardiochirurgo di Humanitas Gavazzeni e segretario da oltre 10 anni della Società.
In seguito alla conclusione della 30° edizione del Congresso biennale Nazionale della SICCH di metà dicembre 2021, è tempo di tirare le fila e fare un’analisi del ruolo della Società per la cardiochirurgia italiana e dei cambiamenti in termini di cure e innovazioni a cui il dottor Gerometta ha assistito ricoprendo il suo decennale ruolo.
Dottore, in dieci anni la cardiochirurgia nazionale si è evoluta?
«Sì, certamente. In questo decennio c’è stata una grande evoluzione di tecnologie e materiali che hanno portato a importanti miglioramenti sia negli approcci chirurgici sia nei risultati. Negli ultimi anni abbiamo anche assistito a un ricambio delle figure storiche della cardiochirurgia con l’arrivo di nuove forze con nuove idee».
Sono “all’altezza” del passato?
«Sì. Le nuove leve sono bravissime, straordinarie e motivate. È una professione davvero impegnativa, e non sono molti che decidono di impegnarsi in tal senso, ma quelli che la scelgono sono in gran maggioranza davvero di alto livello. Sono, quindi, da incentivare e incoraggiare. SICCH pone istituzionalmente una grande attenzione alle nuove leve e per questo nel consiglio direttivo della Società siede una loro rappresentante che in questo biennio è un’altra cardiochirurga di Humanitas Gavazzeni, la dott.ssa Valentina Grazioli. Il XXX° Congresso Nazionale che si svolto dopo l’inevitabile interruzione dovuta alla pandemia ha riscosso molto successo: oltre 500 sono stati gli iscritti cardiochirurghi e 180 i rappresentanti delle aziende biomedicali, segno tangibile dell’interesse che ha stimolato l’ottimo programma sviluppato dal consiglio direttivo e della “voglia” di tutti i professionisti del settore (stimati in circa un migliaio) di incontrarsi in persona per riprendere gli aggiornamenti e lo scambio di idee e che “online“ sono sicuramente meno efficaci».
C’è uno spazio riservato ai giovani, al Congresso?
«A loro è stata dedicata una sessione specifica (coordinata dalla dott.ssa Grazioli), organizzate sessioni di training, con numerosi simulatori e corsi di formazione per aggiornare e per facilitare la trasmissione di conoscenza dai più esperti alle nuove leve. Partendo dalle basi più semplici fino alle tecniche più raffinate e moderne. Le ricerche più interessanti e meglio presentate dai giovani sono state premiate durante la sessione principale. Vorrei segnalare anche che, su 4 premi assegnati, ben 3 sono stati vinti da cardiochirurghe donne che sempre più, come in ogni campo della scienza, dimostrano capacità e determinazione straordinarie».
Qual è l’obiettivo del Congresso e, più in generale, della SICCH?
«Uno degli scopi del Congresso è presentare cosa ci sia di nuovo, quali siano i risultati e quali siano le più corrette indicazioni. Il confronto all’interno di una comunità ristretta, ma anche molto specializzata, offre certamente a tutti i partecipanti importanti occasioni di formazione. Per questo invito i giovani, ma non solo, a partecipare: i giorni al Congresso sono davvero un’occasione unica per confrontarsi e migliorarsi. All’interno del Consiglio Direttivo stiamo cercando di incentivare e sviluppare lo scambio di giovani medici e giovani dottoresse tra Centri diversi sia in Italia che in Europa. In questo anche Humanitas University, come le maggiori Università italiane, potrebbe essere un partner strategico per SICCH».
Quali collaborazioni sono state già sviluppate da SICCH e con quali risultati?
«Come Società Scientifica, SICCH si è impegnata moltissimo negli anni per creare rapporti istituzionali importanti volti al miglioramento costante non solo dei risultati clinici, ma anche di scelte strategiche di politica sanitaria. Grazie alla credibilità che SICCH ha guadagnato nel tempo, abbiamo creato importanti collaborazioni con Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), per il PNE (il Programma Nazionale Esiti) e l’Istituto Superiore di Sanità. Al congresso infatti erano presenti oltre al Presidente di AGENAS anche molti altri rappresentanti di queste istituzioni. Il primo risultato tangibile di questa collaborazione è lo studio PRIORITY (PRedictIng long term Outcomes afteR Isolated coronary arTery bypass surgerY), in cui si sono esaminati – grazie all’interconnessione dei dati clinici, amministrativi e anagrafici unici al mondo – i risultati a lungo termine di queste procedure e confrontate con altre tecniche disponibili. I risultati di questo studio saranno importanti non solo per capire quale sia il miglior approccio terapeutico ma anche per capirne l’impatto sul sistema sanitario nazionale in termini di allocazione delle risorse cliniche ed economiche».
Che ruolo ha la tecnologia in cardiochirurgia?
«La tecnologia ha cambiato il modo di lavorare, permettendo più precisione e controllo nella conduzione dell’intervento. Questi vantaggi sono dimostrati nel costante miglioramento dei risultati in termini di mortalità e qualità di ripresa di vita che negli ultimi dieci anni sono decisamente migliorati. Quindi, sì alla tecnologia, ma non fine a se stessa: è sempre necessario valutare se comporta un reale beneficio senza incremento dei rischi per i pazienti».
Che cosa augura alla SICCH per il futuro?
«Di continuare a essere sempre di più simbolo di serietà, e di assumere anche sempre maggior rilievo come voce critica delle linee guida che sono attualmente adottate, che non sempre corrispondono a quanto accade. A questo proposito, proprio durante questo congresso, è stata presentato ufficialmente un progetto di alleanza scientifica tra alcune omologhe società cardiochirurgiche (italiana, francese, spagnola e portoghese) proprio per analizzare su dati scientifici non influenzati da interessi locali o commerciali, quali siano le migliori pratiche e indicazioni chirurgiche».