Una delibera fondamentale per la cura del diabete mellito di tipo 2 è quella denominata “Nota 100” che l’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) ha pubblicato a fine gennaio 2022.
La sua approvazione prevede di estendere la possibilità di prescrivere farmaci innovativi per la cura del diabete mellito di tipo 2 anche ai medici di medicina generale e ad altri specialisti ambulatoriali, come cardiologi e nefrologi, per un più corretto approccio terapeutico al diabete mellito di tipo 2 e ad altre condizioni patologiche (scompenso cardiaco, malattia renale cronica).
Il diabete è molto diffuso in tutto il mondo e in continua crescita; viene identificato come un difetto dell’azione insulinica che si instaura spesso su una condizione preesistente di insulino-resistenza.
I farmaci innovativi per il diabete di tipo 2 sono stati uno dei temi al centro del primo incontro organizzato da Humanitas Gavazzeni in collaborazione con l’Ordine dei Medici della provincia di Bergamo in data mercoledì 2 febbraio 2022.
Otto appuntamenti si svolgeranno nel corso dell’anno nuovo per aggiornare e creare una relazione bilaterale con i medici del territorio.
Responsabile scientifico della prima serata dedicata ai trattamenti terapeutici per il diabete di tipo 2 è stato il dottor Antonio C. Bossi, responsabile della diabetologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, tra i relatori della serata.
Con lui il prof. Andrea G.A. Lania, Direttore Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo ed il prof Marco Mirani, professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo (docenti di Humanitas University), la dottoressa Nazarena Betella, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo e, il dottor Alberto S. Tresoldi, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo (entrambi di Humanitas Gavazzeni) e la dottoressa Silvia Crotti, Medico di Medicina Generale.
Dottor Bossi, cosa comporta la nota 100 dell’AIFA?
«Questa delibera supera uno dei limiti di prescrivibilità di farmaci innovativi per la cura del diabete di tipo 2. Precedentemente poteva essere opera solo del specialista diabetologo mediante uno specifico piano terapeutico».
Di cosa si è arricchita, quindi, la terapia?
«Di nuove classi farmacologiche che hanno dimostrato non solo efficacia nel controllo della malattia metabolica, ma anche di possedere effetti di prevenzione nefro-cerebro e cardio-vascolare, senza particolari rischi aggiuntivi di ipoglicemia. I risultati degli studi clinici effettuati utilizzando questi nuovi farmaci hanno rivoluzionato le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali, ponendo sempre più al centro dell’attenzione dei medici (specialisti e non) la salute globale del paziente affetto da diabete di tipo 2 con l’opportunità di agire precocemente ed efficacemente».
Che effetti benefici hanno questi farmaci sulla salute del paziente?
«Ad esempio, riducono i livelli della glicemia e dell’emoglobina glicata senza causare pericolose ipoglicemie, particolarmente rischiose per pazienti anziani e fragili; diminuiscono i rischi di complicanze croniche correlate alla malattia diabetica come patologie micro- e macrovascolari; e minimizzano alcuni rischi correlati a terapie di precedente generazione quali l’aumento del peso corporeo, l’insorgenza di complicanze ipoglicemiche, l’incremento dello scompenso cardiaco, i potenziali effetti negativi a livello renale».
C’è spazio per una “personalizzazione” della cura?
«L’armamentario terapeutico a disposizione per il trattamento del diabete si è decisamente arricchito negli ultimi anni, permettendo una “personalizzazione” molto accurata della terapia per il raggiungimento di target (sia glicemici, sia extraglicemici) che devono essere definiti e condivisi per ogni paziente».
Perché è importante un incontro formativo e di relazione con i medici del territorio su questo tema?
«Perché permette un confronto al fine di ricordare quali sono i limiti e le possibilità terapeutiche dei vecchi farmaci (liberamente prescrivibili) confrontandoli con le innovazioni farmacologiche di più recente utilizzo. Ponendo sempre al centro il benessere di pazienti affetti da diabete che sono sempre più in aumento: ricordo che in Italia, i casi noti di diabete erano circa 1,5 milioni nel 1985 e ora si avvicinano ai 4 milioni; quindi, sono più che raddoppiati in 30 anni. Con una maggiore prevalenza negli uomini e un’età media over 65 anni».
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