Che cos’è il ferro?
Il ferro è un microelemento, ovvero un minerale che è presente nell’organismo in piccole quantità (così come in piccole quantità si trova in tutti i tessuti animali e vegetali).
Nell’organismo umano è contenuto mediamente in quantità di 4-5 grammi (di cui i 3/4 sono presenti nell’emoglobina, ovvero la proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni al resto del corpo). Il suo simbolo chimico è Fe.
A che cosa serve il ferro?
Nonostante questo minerale sia presente nel nostro organismo in dosi modeste, svolge importantissime funzioni. Il ferro si lega infatti a due importanti proteine, l’emoglobina nei globuli rossi che permette il trasporto dell’ossigeno a tutti i tessuti e la mioglobina che fissa l’ossigeno nei muscoli, permettendo l’ossigenazione di tutti i tessuti e organi dell’organismo.
Inoltre, il ferro svolge anche delle importanti funzioni “di riserva”: si accumula infatti in organi come fegato, milza e midollo osseo ed è pronto per essere utilizzato in caso di improvviso aumento del fabbisogno da parte dell’organismo (ad esempio in caso di emorragia).
Il ferro partecipa infine all’attività di molti enzimi e alla produzione di ormoni e tessuto connettivo.
In quali alimenti è presente il ferro?
Diversi sono i cibi ricchi di questo microelemento, soprattutto fegato e frattaglie in generale, carne, pesce, tuorlo d’uovo. Tra i vegetali ne sono buona fonte le verdure a foglia verde scuro (ad esempio gli spinaci), i legumi, la frutta secca e il cioccolato.
È però da tenere presente che la forma di ferro presente negli alimenti di origine vegetale e nelle uova è meno assorbibile rispetto a quella dei cibi di origine animale.
È bene inoltre ricordare che l’acido citrico e la vitamina C aiutano a fissare il ferro: per aumentarne l’assorbimento è quindi consigliabile, ad esempio, aggiungere limone su carne, pesce e verdure.
Qual è il fabbisogno giornaliero di ferro?
Il fabbisogno di ferro varia a seconda dell’età, del sesso, e aumenta in caso di gravidanza e allattamento. Se, infatti, il fabbisogno di un bambino si aggira intorno ai 7-9 mg giornalieri, un uomo adulto necessita di 10/12 milligrammi al giorno e una donna di circa 18 mg, soprattutto se allatta.
Per la gestante il fabbisogno sale invece a 30 mg al giorno.
Quali conseguenze può determinare la carenza di ferro?
La principale conseguenza della carenza di ferro è l’anemia, condizione caratterizzata dalla riduzione dei globuli rossi nel sangue e dalla conseguente limitata capacità del sangue di ossigenare organi e tessuti.
L’anemia può risultare a sua volta caratterizzata da stanchezza, disturbi gastrointestinali, difficoltà di memoria e concentrazione, riduzione delle difese immunitarie e problemi di termoregolazione.
In gravidanza la carenza di ferro può comportare l’aumento del rischio di parto prematuro e basso peso alla nascita.
Quali conseguenze può determinare un eccesso di ferro?
Un eccesso di ferro può dar vita a problemi di stomaco, costipazione, nausea o vomito, dolori addominali e svenimenti e ridurre l’assorbimento dello zinco. Nei casi più gravi (dosi molto alte dell’ordine di centinaia di grammi) può portare a convulsioni, coma e morte.
Perché le donne in gravidanza necessitano di assumere maggiori quantitativi di ferro?
Durante la gestazione per far fronte alla rapida espansione del volume del sangue e alla crescita dei tessuti aumenta anche il fabbisogno di ferro, che servirà a soddisfare le esigenze della futura mamma e del nascituro.