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Sindrome dell’egresso toracico superiore


Che cos’è la sindrome dell’egresso toracico superiore?

La sindrome dell’egresso toracico superiore è una malattia i cui sintomi, che interessano essenzialmente l’arto superiore cioè il braccio, si manifestano soprattutto con dolore e formicolio (parestesie), meno frequentemente con segni vascolari come l’edema.

La sindrome dell’egresso toracico superiore trae origine da una situazione compressiva delle strutture vasculo-nervose che dal mediastino arrivano al braccio. Tale compressione può essere causata da malformazioni, sia congenite che acquisite, ma anche da elementi costituzionali e da sforzo.

Il non riconoscimento della sindrome può rappresentare gravi conseguenze per il malato. Tra queste vanno ricordate le complicanze vascolari di tipo aneurismatico e trombo-embolico ma, anche, le ipotrofie muscolari e le alterazioni della sensibilità (reliquati neurogeni).

Come può essere individuata la sindrome dell’egresso toracico superiore?

La sindrome dell’egresso toracico superiore è una patologia abbastanza misconosciuta e costringe i malati a rivolgersi a svariati specialisti che spesso non considerano questa ipotesi diagnostica, innescando una serie di accertamenti strumentali non sempre pertinenti.

Una corretta definizione della malattia deve considerare importanti elementi di diagnosi differenziale, come intrappolamenti neurogeni periferici, neoplasie, affezioni del rachide cervicale e della spalla.

Essenziale è la gestione multidisciplinare di questi pazienti, dove la disponibilità di NeurologoRadiologoFisiatraChirurgo Toracico e Vascolare nell’ambito di un Gruppo che si occupi di questa particolare patologia, permette di giungere in maniera ottimale a una diagnosi che, purtroppo, non è sempre agevole.

Come si può curare la sindrome dell’egresso toracico superiore?

Il trattamento della sindrome dell’egresso toracico superiore è generalmente di tipo riabilitativo: permette di ottenere buoni risultati a condizione di proporre una fisioterapia dedicata e corretta.

Nei casi refrattari della sindrome dell’egresso toracico superiore e, più specificatamente, quando vi sono delle ripercussioni vascolari eventualmente supportate da malformazioni ossee, va considerato il trattamento chirurgico decompressivo.

L’intervento chirurgico, in anestesia generale, si effettua essenzialmente mediante due possibili accessi: sovraclaveare (incisione al di sopra e parallela alla clavicola) o trans ascellare (al di sotto dell’ascella).

La decompressione può essere effettuata mediante diverse procedure via via associate al caso specifico, come la sezione-asportazione di fasci muscolari, l’asportazione della prima costa e di anomalie ossee e/o fibrose.

La presenza di complicanze vascolari richiede ancor più il trattamento multidisciplinare del malato dove, accanto alla decompressione, vanno anche considerati trattamenti farmacologici per prevenire trombo embolie e/o per sciogliere gli eventuali trombi (fibrinolisi), procedure endovascolari e ricostruzioni chirurgiche vascolari.

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