Il progetto Opere in parole degli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo è stato presentato alla decima edizione di Trieste Next 2021, il festival della ricerca scientifica che quest’anno si è svolto a Trieste da venerdì 24 settembre a domenica 26.
Due appuntamenti sono stati dedicati all’esperimento di Humanitas Gavazzeni e Castelli che ha portato arte, bellezza, voci e parole nei luoghi dell’ospedale, in collaborazione con il museo Accademia Carrara di Bergamo.
Il primo alle ore 15, il secondo alle 21 di venerdì 24 settembre, entrambi gli incontri hanno richiamato una platea di oltre 300 persone: per lo più giovani fortemente interessati al connubio tra cura e bellezza e alla sua capacità di cambiare il modo di vivere l’ospedale.
Sul palco due degli undici autori della cultura italiana che, con le loro voci e parole, hanno trasformato i capolavori della Carrara “esplosi” in maxi formato lungo le pareti delle sale d’attesa e dei reparti di Humanitas Castelli e Gavazzeni, da immagini statiche a storie vive da ascoltare e leggere: Michela Murgia, scrittrice, e Oliviero Bergamini, giornalista e vicedirettore di Rainews 24.
In dialogo con loro, in perfetta armonia, Massimo Castoldi, direttore sanitario Ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli, e Giovanni Albano direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia intensiva.
Due incontri emozionanti che hanno conquistato le platee e che ha seguito, come fil rouge, il tema del cambiamento. Da come il primo progetto di la Carrara in Humanitas, la Cura e la bellezza, abbia profondamente cambiato l’ospedale riempiendo i suoi spazi di arte e immagini, a quando, a cambiare, è stato il progetto stesso, acquistando la voce (o, meglio, le sue voci) diventando, così, Opere in parole.
Non solo, il terzo e profondo cambiamento che è stato raccontato è stato quello più tragico e lacerante di tutti. Il Covid che ha trasformato i suoni, l’aspetto e la vita dell’ospedale, dei suoi pazienti e del suo personale sanitario. Cambiando, infine, ancora una volta, anche il progetto. Durante la pandemia quei capolavori sono stati di conforto per gli abitanti dell’ospedale: gli operatori sanitari, specialmente, che in quelle figure in maxi formato hanno ritrovato parte della forza di cui avevano bisogno, come raccontato dal medico Giovanni Albano nel corso del suo intervento. Durante quei mesi del 2020 che, come definito da Massimo Castoldi, “non è stato l’anno della guerra, ma della cura”.
E ora, dopo la primavera 2020, quelle immagini e quelle voci sono diventate parte integrante del vissuto e della “squadra! dell’ospedale, accompagnando e scandendo le giornate, le fatiche e le cure quotidiane.
Il Festival Trieste Next ha segnato l’inizio della tournée di Opere in parole in Italia, mai presentato dal vivo a causa delle restrizioni Covid. Nei prossimi mesi seguiranno nuovi appuntamenti per raccontare il progetto sempre più vivo grazie al coinvolgimento anche dei pazienti e care givers che possono raccontare il proprio vissuto in ospedale in un libretto che si può ritirare presso gli info point dell’ospedale.
Gli incontri, dal titolo “Nuove strade della comunicazione: come bellezza, arte e parole cambiano un ospedale” e “Cura, bellezza e parole: come cambia il modo di vivere l’ospedale”, sono disponibili per essere rivisti sul canale Youtube.