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Chirurgia mininvasiva e malattie tiroidee, con le microonde maggiore precisione e guarigione più rapida

Le persone che nel mondo sono colpite da disfunzioni tiroidee sono, secondo i calcoli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un miliardo e, tra queste, ben 200mila sono malate di gozzo.

Le donne ne sono più soggette, i numeri dicono che hanno il 20% di possibilità in più, rispetto agli uomini, di sviluppare problemi alla tiroide.

Dati importanti, che hanno stimolato in questi ultimi anni importanti stimolazioni dal punto di vista della cura tiroidea, sia benigna sia maligna. Significativi sono i passi avanti compiuti in campo chirurgico, in particolare grazie all’adozione dell’approccio mininvasivo basato sull’utilizzo di una tecnologia a microonde. Approccio che in Humanitas Gavazzeni viene utilizzato già da qualche anno, come ricorda il dottor Roberto Nani, radiologo interventista dell’ospedale di Bergamo.

Quali sono i vantaggi offerti dall’approccio mininvasivo in ambito di chirurgia applicata alle patologie tiroidee?

«Il trattamento mininvasivo rappresenta una svolta notevole perché consente un approccio mirato alla risoluzione delle patologie senza compromettere la funzionalità della ghiandola tiroidea. In particolare, la tecnologia a microonde ci permette di intervenire con precisione millimetrica, risparmiando il tessuto sano circostante. Ciò è fondamentale, soprattutto quando trattiamo patologie che richiedono una gestione delicata per mantenere, appunto, la funzionalità endocrina».

Qual è il funzionamento della tecnologia a microonde?

«È una tecnologia che si basa sull’applicazione di onde elettromagnetiche che, creando calore, inducono una termocoagulazione che mira a distruggere il tessuto patologico minimizzando i danni ai tessuti circostanti. Fisicamente il chirurgo utilizza un sottile ago che inserisce attraverso la pelle del collo e dirige verso il nodulo tiroideo utilizzando una guida ecografica, con il fine di scaricare energia termica sulle sole cellule del nodulo, così da causarne la distruzione. Tutto questo si traduce in una guarigione più rapida e in una riduzione sensibile degli effetti collaterali che possono interessare il paziente».

Quali sono i tempi di recupero per il post intervento?

«Il trattamento mininvasivo viene eseguito in anestesia locale e il paziente può tornare a casa e riprendere le sue normali occupazioni lo stesso giorno. L’assenza di incisioni e di cicatrici significative contribuisce anche ad assicurare ai pazienti un maggiore comfort psicologico».

Il coinvolgimento dell’endocrinologo, in questo ambito di intervento, è da considerarsi essenziale, come sottolineato dalla dottoressa Rosa Miranda Testa, endocrinologa che da diversi anni segue l’Ambulatorio Tiroide One Day di Humanitas Gavazzeni di Bergamo: «La collaborazione tra radiologi, chirurghi ed endocrinologi è cruciale per garantire un trattamento completo e orientato alle esigenze specifiche dei pazienti, così da migliorare il più possibile la loro qualità di vita».

Endocrinologa, Coordinatrice del Gruppo di Patologia Tiroidea