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Con il cioccolato si può ridurre il rischio di diabete alimentare?

Una buona notizia per gli amanti del cioccolato. Il dolce a base di cacao, infatti, secondo una ricerca effettuata dai ricercatori della Norwich medical school in collaborazione con il King’s College di Londra, sarebbe in grado di ridurre il rischio di contrarre il diabete tipo 2, quello alimentare. Questo perché, così come altri alimenti – uva rossa, prezzemolo, timo, sedano, tè e frutti di bosco – il cacao è ricco di flavonoidi.

«Dalla ricerca risulta che per avere benefici bisogna consumare grandi quantità di questi cibi – è il commento della dottoressa Stefania Setti, medico nutrizionista, responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica e Dietologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo –. Il discorso attinente ai flavonoidi è certamente valido e interessante. Dallo studio risulta che questi elementi, alla pari delle antocianine avrebbero il potere di abbassare il livello di insulino resistenza».

 

Il ruolo prezioso di flavonoidi e antocianine

Flavonoidi e antocianine: che cosa sono, nel dettaglio? «I flavonoidi – la risposta della dottoressa Setti – sono famosi perché sono potenti antiossidanti e favoriscono il buon funzionamento del sistema immunitario e del fegato. Si tratta di composti chimici naturali presenti in certe piante e che spesso vengono indicati con il nome di vitamina P. Alla stessa famiglia dei flavonoidi appartengono le antocianine, pigmenti idrosolubili presenti in quasi tutte le piante superiori e nei loro fiori e frutti. Anch’esse hanno potere antiossidante e sono molto efficaci per combattere i radicali liberi».

Tornando al cioccolato, i risultati di questa ricerca possono far pensare che il suo consumo, anche abbondante, sia da considerarsi in assoluto salutare. È un’affermazione che risponde al vero? «Bisogna andarci cauti – è l’avvertimento del medico nutrizionista di Humanitas Gavazzeni –. Stiamo parlando di un alimento a elevato contenuto calorico e quindi esagerare nel suo consumo potrebbe andare a pesare non poco sull’ago della bilancia. Si tratta inoltre di studi che necessitano ovviamente di ulteriori approfondimenti, come hanno del resto precisato gli autori stessi quando ne hanno presentato i risultati».