In estate molte abitudini cambiano e si adattano al nuovo stile di vita dettato dalla stagione più calda. Una differenza che aumenta ancor più quando siamo in vacanza e trascorriamo intere giornate all’insegna del riposo, lontani dai ritmi frenetici del lavoro e della vita quotidiana.
Un cambiamento che riguarda in particolare anche la nostra alimentazione, per quanto attiene la scelta dei cibi ma anche in relazione alle loro modalità di assunzione e digestione, come spiega il dottor Nicola Gaffuri, responsabile di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva di Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli.
Dottor Gaffuri, quali influssi ha la stagione più calda sui nostri processi di digestione dei cibi?
«Il cambio di stagione provoca un cambiamento del nostro metabolismo gastroenterico, per cui se già soffriamo di problemi di reflusso gastroesofageo, di gastrite o di sindrome del colon irritabile possiamo essere soggetti a un peggioramento della nostra condizione. Il tutto dipende da quello che mangiamo e da come cambiano, in questi mesi caldi, le modalità di assunzione degli alimenti, aspetti che non sempre giocano a favore di una migliore qualità della vita dal punto di vista gastrointestinale. Se da una parte infatti d’estate siamo più propensi a mangiare frutta e verdura, alimenti da sempre indicati come ideali per mantenersi in salute, e i pasti sono per lo più all’insegna della leggerezza e della non abbondanza, è anche vero che la bella stagione è quella in cui è più facile sgarrare per “colpa” di grigliate all’aperto, aperitivi e cene con amici che si ripetono con una certa frequenza e si protraggono a lungo, anche fino alle ore più tarde della notte».
Quali sono i consigli per non soffrire, in estate, di patologie e disturbi legati alla digestione?
«Le attenzioni di base devono essere, in particolare: evitare cibi troppo grassi, acidi o fritti e preferire alimenti freschi; non eccedere con alcuni alimenti “a rischio” di reflusso, come i pomodori, il cioccolato, il caffè, la menta e il vino; se si soffre di gonfiore di stomaco, tenere sotto controllo il consumo di pizza, legumi e formaggi; non mangiare in fretta ma non restare nemmeno troppo tempo seduti a tavola; evitare di coricarsi subito dopo avere finito di mangiare; evitare bevande gassate o troppo fredde e bere molta acqua; infine, non esagerare con le bevande alcoliche. In generale, si deve cercare di mantenere immutata la regola, che vale tutto l’anno, per cui se non si vuole soffrire di disturbi di natura gastrointestinale, soprattutto quando se ne ha già una certa familiarità, una certa attenzione sulla scelta dei cibi non deve essere mai abbandonata».
Frutta e verdura possono dunque essere consumate in abbondanza, senza freni?
«No, anche per questi alimenti “virtuosi” è doveroso prestare una certa attenzione. Chi soffre di patologie gastroesofagee come reflusso o colon irritabile accompagnato da gonfiore addominale, può subire qualche peggioramento in caso di consumo eccessivo di frutta e verdura. Questo avviene soprattutto nel caso della frutta, il cui fruttosio nello stomaco fermenta e crea aria in eccesso e problemi di reflusso mentre nell’intestino favorisce la formazione di batteri che generano problemi di motilità intestinale. Per evitare disturbi di questo genere può essere utile mangiare frutta in più pasti distribuiti durante la giornata – il consiglio è di farne cinque: i tre principali più due spuntini, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio – ed evitare di concentrarne l’assunzione esclusivamente alla fine dei pasti principali».
La mancanza di movimento può essere nemica della salute di stomaco e intestino?
«Certo, anche una carenza di attività fisica può contribuire a rendere più difficoltose le operazioni legate alla digestione degli alimenti. Un buon consiglio può essere dunque quello di svolgere un’attività anche leggera, come una camminata giornaliera che abbia una durata di almeno 15/30minuti».
Nel caso di sintomi legati a patologie gastroeneriche, ci si può curare da sé?
«Lo si può fare in presenza di sintomi leggeri ed episodici, ma è del tutto sbagliato quando ci si trova di fronte a malattie di tipo congenito o che dipendono da una relazione di familiarità parentale. Se sintomi come bruciore di stomaco si presentano con una certa frequenza è il caso di rivolgersi a uno specialista che pianifichi un piano di controllo costante attraverso esami anche specifici come la gastroscopia e la colonscopia. Di patologie gastrointestinali non si muore ma, trascurandole, si rischia di agevolare lo sviluppo di malattie più gravi, infiammatorie, come le esofagiti, le ulcere peptiche e le coliti croniche invalidanti. E, in casi estremi, si può persino arrivare allo sviluppo di patologie neoplastiche».