Un dolore al ginocchio o all’anca che limita di molto le attività di tutti i giorni come camminare, salire le scale, guidare la macchina o anche solo vestirsi. All’origine può esserci l’artrosi e in alcuni casi, per condurre una vita normale, l’unica soluzione è intervenire chirurgicamente con una protesi. Ne abbiamo parlato con Francesco Verde, responsabile dell’Unità funzionale di Chirurgia protesica dell’Anca e del Ginocchio di Humanitas Gavazzeni.
Dottor Verde, che cos’è l’artrosi e quali sono le cause?
«L’artrosi è una malattia che intacca la cartilagine, il tessuto che riveste le articolazioni come un cuscinetto ammortizzatore, consentendone la mobilità. Tra le cause può esserci un naturale processo degenerativo legato all’età, e quindi si parla di artrosi primaria o idiopatica; oppure a scatenarla, anche in pazienti giovani, possono essere traumi importanti, interventi chirurgici a legamenti e tendini o altre patologie (ad esempio l’artrite reumatoide), e parliamo quindi di artrosi secondaria. Per l’anca e il ginocchio, l’usura della cartilagine può essere tanto invalidante da peggiorare la qualità della vita della persona e così, per poter ridare piena funzionalità all’articolazione, bisogna intervenire con un intervento di protesizzazione».
L’impianto di protesi è da raccomandare solo quando la cartilagine è particolarmente usurata?
«Non solo. Per il ginocchio artrosico, ad esempio, si può intervenire con un intervento conservativo quando la patologia non ha ancora intaccato l’intera articolazione, ma solo uno o due dei tre compartimenti che compongono il ginocchio. A differenza della protesi totale che sacrifica o entrambi i crociati o solo quello anteriore, le protesi monocompartimentali o bicompartimentali sono molto meno invasive, permettono di conservare i legamenti crociati del ginocchio grazie a un intervento “su misura” del paziente, e consentono un recupero funzionale più rapido. Inoltre, il ridotto impatto meccanico dell’impianto monocompartimentale favorisce l’adattamento dell’organismo alla protesi, con maggiore soddisfazione del paziente».
Negli ultimi anni non sono più solo gli anziani a sottoporsi a interventi di protesi dell’anca o del ginocchio…
«Per garantire una migliore qualità di vita si tende a operare anche pazienti giovani che hanno gravi limitazioni nella vita di tutti i giorni a causa di una patologia artrosica secondaria come un incidente, una frattura complessa o altri interventi chirurgici imprevisti legati a traumi dello sport, o a patologie infiammatorie croniche. Il recupero nei giovani è più rapido. Di contro, trascorsi un po’ di anni, è quasi certo che il paziente dovrà programmare interventi di revisione; infatti, nonostante le protesi siano di gran lunga migliorate, il maggior utilizzo legato alla giovane età può determinare una maggior usura e, quindi, una minor durata dell’impianto rispetto alle persone anziane».
L’artrosi può colpire più articolazioni contemporaneamente?
«Sì, può capitare che il processo artrosico interessi, ad esempio, entrambe le anche, entrambe le ginocchia o la combinazione anca e ginocchio. In questi casi, quando l’intervento è necessario per entrambe le articolazioni, si può intervenire simultaneamente con un’operazione bilaterale (le due anche o le due ginocchia), o bifocale (anca e ginocchio). Grazie a questa procedura si accorciano i tempi di ospedalizzazione e di riabilitazione senza aumentare l’incidenza di complicanze. Dal punto di vista psicologico, anche il paziente ha dei benefici perché affronta il percorso ospedaliero (ricovero, anestesia, intervento e riabilitazione) una sola volta. Tuttavia, per questi interventi, i pazienti devono essere selezionati accuratamente in funzione di alcune caratteristiche specifiche come l’età e altre patologie associate».
(articolo pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” il 7 gennaio 2018)