Il 4 febbraio si celebra la Giornata Mondiale contro il cancro (World Cancer Day), un appuntamento che rappresenta ormai da 23 anni un momento di riflessione importante su ciò che istituzioni e individui possono fare per combattere le patologie oncologiche.
Quest’anno la giornata promuove il tema: “Colmare il gap sulla cura – Tutti meritano l’accesso alla cura del cancro”, claim che ha contraddistinto la campagna di sensibilizzazione in atto per tutto il triennio 2022-2024.
Se da una parte i numeri resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dicono che sia nel mondo, sia in Italia le nuove diagnosi di tumore sono in aumento – in Italia si è passati dalle 382mila del 2020 alle 390mila del 2022 – dall’altra le novità provenienti dalla ricerca scientifica descrivono un presente di nuove cure sempre più efficaci, e lasciano immaginare un futuro in cui le forme tumorali, soprattutto alcune di esse in particolare, potranno essere curate con ancor maggiore precisione ed efficienza oltre che con minori effetti collaterali indesiderati.
Ne parliamo con il dottor Daniele Laszlo, Responsabile del Servizio di Ematoncologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dottor Laszlo, i percorsi di cura di varie tipologie di tumori stanno vivendo un momento di grande evoluzione, qual è lo stato attuale e quale quello che si prefigura nel prossimo futuro da questo punto di vista?
«Il primo punto di evoluzione riguarda la diagnostica che, per quanto riguarda le malattie ematoncologiche è oggi sempre più veloce, puntuale e personalizzata. Questo consente di direzionare, poi, in maniera sempre più specifica la cura di queste malattie, anche attraverso l’utilizzo di trattamenti e farmaci di nuova generazione. Si tratta di farmaci innovativi, che agiscono con meccanismi immunologici o di bersaglio specifico, destinati a cambiare radicalmente l’approccio a molte forme tumorali, per le quali è prevedibile nei prossimi anni una cura senza l’utilizzo di chemioterapia».
In ambito ematologico, quali sono le malattie interessate da questa evoluzione relativa alla cura?
«Al primo posto ci sono alcune malattie ematologiche croniche, come la leucemia mieloide cronica o la leucemia linfatica cronica, che oggi sono curate con farmaci orali che consentono un controllo della malattia e un’aspettativa di vita – per i pazienti che ne soffrono – assolutamente sovrapponibili a quelle della popolazione adulta sana di pari età. Poi ci sono alcuni linfomi, come il linfoma diffuso a grandi cellule, il linfoma follicolare, il linfoma marginale per cui è possibile utilizzare nelle varie fasi della terapia, approcci con farmaci orali e con anticorpi bispecifici, che possono consentire un efficace controllo della malattia in assenza di chemioterapia».
Questo significa annullare gli effetti collaterali propri della chemioterapia. Ma questi farmaci possono produrre a loro volta problematiche di varia natura?
«Questi farmaci agiscono selettivamente sul bersaglio molecolare o sulla superficie cellulare e quindi svolgono un’azione molto specifica, per cui gli effetti collaterali, che pure possono esistere, risultano essere ben gestibili e controllabili».
Sono stati fatti grandi passi avanti, dunque. Quali sono le previsioni per il futuro? Fino a quale punto si potrà arrivare?
«L’ulteriore sviluppo è legato all’obiettivo principale, che è quello di perseguire un controllo o una guarigione della stragrande maggioranza delle patologie ematoncologiche senza che ci sia l’esigenza, come detto, di ricorrere alla chemioterapia. Gli sforzi dei principali gruppi di studio si stanno concentrando in particolare su questo obiettivo».
Quali sono le cure oggi eseguite nell’ambito del Servizio di Ematoncologia di Humanitas Gavazzeni?
«In Humanitas Gavazzeni trattiamo la maggior parte delle patologie linfoproliferative e mieloproliferative, con gli approcci che ho descritto prima, in prima e successive linee di terapia. Tra i vari percorsi di cura da noi adottati, vale la pena sottolineare la possibilità di utilizzare all’interno di uno studio clinico, un farmaco bispecifico nella cura del linfoma mantellare: la particolarità sta nel fatto che l’utilizzo di questo anticorpo è possibile, oggi, in soli altri tre Centri in Italia».