Giovanni Dapri è il nuovo direttore del Centro di Chirurgia Mini-Invasiva Generale e Oncologica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dopo 20 anni trascorsi all’estero, soprattutto a Bruxelles – è professore di Anatomia Umana dell’Università di Mons, in Belgio, e di Chirurgia Digestiva dell’Università di Bruxelles, è Fondatore e Direttore dell’International School Reduced Scar Laparoscopy –, aver dato alle stampe 5 libri chirurgici e oltre 160 pubblicazioni scientifiche, aver realizzato 2 set di strumenti di chirurgia laparoscopica che portano il suo nome e che vengono utilizzati da Tokyo a Buenos Aires, il professor Dapri è tornato nella sua città natale, Bergamo, portando con sé queste tecniche chirurgiche innovative.
Professor Dapri, qual è il suo campo d’azione e quali nuove tecniche utilizza?
«Mi occupo di interventi che riguardano l’apparato gastrointestinale e in particolare l’addome, utilizzando le tecniche della chirurgia laparoscopica. Significa eseguire interventi – che possono riguardare ad esempio il trattamento di un’ernia inguinale o di un reflusso gastroesofageo, oppure l’asportazione di un qualsiasi tipo di tumore maligno o benigno, per esempio dello stomaco o del colon-retto – tramite piccole incisioni che consentono di non dover aprire l’addome o il torace del paziente».
Si tratta di una modalità che in Italia non viene praticata?
«É presente sì, ma solo in parte. Mentre in Belgio è una tecnica standard tanto che gli interventi in laparoscopia sono circa l’85-90% del totale, in Italia la percentuale non è superiore al 30%, se si esclude la diffusione della laparoscopia per intervenire su alcune patologie come la colecisti. Anche in questo caso, però, non è diffusa l’operazione attraverso una sola incisione».
Si può dunque operare in laparoscopia anche attraverso una sola incisione?
«Sì, la tecnica di una sola incisione laparoscopica è una delle tecniche che ho sviluppato e con cui, ad oggi, ho operato più di 1.800 pazienti utilizzando un set di strumenti da me inventati nel 2008. Il metodo è questo: anziché realizzare cinque o sei piccole incisioni nell’addome, è possibile realizzarne una sola utilizzando la cicatrice che tutti noi abbiamo, vale a dire quella ombelicale, attraverso la quale possiamo eseguire la maggior parte degli interventi di chirurgia generale».
Quali sono i vantaggi della chirurgia in laparoscopia?
«Anzitutto si ha un vantaggio di tipo estetico: dal momento che si utilizza la cicatrice ombelicale non si vanno a creare nuove cicatrici. In secondo luogo il dolore post operatorio e la durata della degenza sono inferiori a quelli della chirurgia aperta. Inoltre, si incorre in un rischio di infezioni minore rispetto a quello proprio di un’operazione in cui si procede con l’apertura dell’addome o del torace. Infine, l’uso del sondino è abolito e il paziente può bere e mangiare già dal giorno seguente all’intervento. Vorrei quindi rendere standard anche qui un trattamento per i pazienti che comporti un approccio chirurgico mini-invasivo, con un trauma addominale molto basso e con risultati estetici straordinari e importanti risultati funzionali di ripresa».
Il suo nuovo ruolo in Humanitas Gavazzeni prevede anche una particolare attenzione all’aspetto della formazione?
«Sì, il mio obiettivo è dare vita anche qui a una scuola che preveda giornate formative aperte a tutti i chirurghi italiani e stranieri, incentrate su temi specifici, dalla chirurgia del colon allo stomaco. Abbiamo già in programma una prima giornata a fine novembre e altre due seguiranno in dicembre di quest’anno: eseguiremo interventi “live” in collegamento con ospedali di tutto il mondo, saranno vere e proprie lezioni di chirurgia generale».
Coltiverà anche il rapporto con il paziente?
«Per me questo è un aspetto fondamentale. Il mio telefono è sempre acceso per tutti e tutte le mie pazienti e le loro famiglie. Ci ho sempre tenuto molto».
(In apertura, la foto ell’Equipe di Chirurgia Mininvasiva Generale e Oncologica di Humanitas Gavazzeni. Da sinistra: Mattia Molteni, Alberto Assisi, Antonio Intelisano, Giorgio Quartierini, Annalisa Mancin, Giovanni Dapri, Fara Uccelli, Chiara Nessi, Daniele Macchini, Federica Bianco e Simone Beretta).