È stato stimato che il diabete mellito interessi circa mezzo miliardo di persone nel mondo, di cui solo in Italia a soffrirne sono circa 3 milioni e mezzo, equamente rappresentate da uomini e donne.
Fortunatamente negli ultimi anni le opportunità terapeutiche per questa patologia sono state implementate e migliorate, come sottolinea la dottoressa Nazarena Betella, specialista in Endocrinologia e Malattie del metabolismo di Humanitas Gavazzeni di Bergamo: «Negli ultimi due decenni le strategie terapeutiche nella gestione del diabete si sono evolute. Da questo punto di vista siamo una branca della medicina piuttosto fortunata: disponiamo oggi di nuovi farmaci che, con meccanismi diversi rispetto a quelli del passato, ci consentono di raggiungere risultati di cura davvero soddisfacenti».
Come agiscono questi nuovi farmaci? Quali sono le differenze salienti con quelli che erano utilizzati in precedenza?
«Per decenni il caposaldo di cura del diabete è stato rappresentato quasi esclusivamente dal raggiungimento di un compenso glicemico (ovvero di un valore di emoglobina glicata) adeguato, al fine di ridurre al minimo il rischio di complicanze derivate dal diabete stesso. Questo aspetto è tutt’oggi di fondamentale importanza, ma non prescinde dalla modalità con cui questo obiettivo viene raggiunto. L’efficienza dei nuovi farmaci risiede nel fatto che il meccanismo con cui questi regolano la glicemia (più che abbassarla soltanto!) non è incentrato sul forzare il pancreas a produrre più insulina – ormone la cui primaria funzione è quella di ridurre la glicemia –, meccanismo che a lungo andare tende ad “esaurirsi” e rendere inevitabilmente necessario l’avvio di una terapia insulinica sostitutiva, bensì agiscono come modulatori glicemici che supportano quelle che sono le funzioni dell’insulina stessa».
Dal punto di vista pratico, quali sono i vantaggi per i pazienti offerti da questi farmaci?
«Per capirlo bisogna ricordare che il diabete non è una malattia, nella stragrande maggioranza dei casi, “isolata” includente solo alterazioni dei livelli glicemici. Le persone che ne soffrono, infatti, solitamente presentano anche sovrappeso/obesità, valori di pressione arteriosa e/o di colesterolo e trigliceridi più elevati rispetto alla norma, aterosclerosi e, infine, danno d’organo. Il diabete si trova cioè spesso nella “cattiva” compagnia di altri fattori di rischio che rientrano nel circolo vizioso di un processo evolutivo negativo, che esita nell’invecchiamento precoce (ovvero nell’esaurimento funzionale anticipato) degli organi. Ecco, i nuovi approcci terapeutici di questa malattia non possono prescindere dal tenere in considerazione l’effetto sinergico di tutti i fattori negativi presenti nel paziente diabetico che comportano danno d’organo (peso corporeo, sedentarietà, pressione arteriosa, infiammazione, iperfiltrazione renale, sovraccarico di lavoro cardiaco, …). Possiamo quindi dire che finalmente abbiamo a disposizione armi terapeutiche che, oltre a incidere sulla riduzione della glicemia, si preoccupano di alleviare le anomalie che subentrano nella malattia diabetica, aiutando l’organismo a “opporvisi”. Ma è importante saperle utilizzare strategicamente».
Questi nuovi farmaci permettono di guarire completamente dal diabete?
«No, purtroppo ad oggi questo non è ancora possibile. Una volta che il diabete si evidenzia come condizione stabilita, attraverso il riscontro di elevati livelli di glucosio nel sangue, sappiamo che la capacità produttiva e/o funzionale dell’insulina è già venuta meno e non vi è attualmente la possibilità di revertire la situazione. Posso però dire che oggi questi nuovi farmaci ci danno la possibilità di gestire bene la malattia: i risultati degli esami, a trattamento in corso, potrebbero anche tornare ai livelli di quelli delle persone non diabetiche».
È possibile prevenire il diabete?
«È possibile e, come risaputo, sarebbe preferibile prevenire una patologia che doverla poi curare. Tuttavia allo stato attuale non è possibile intervenire nella prevenzione del diabete dal punto di vista farmacologico – se non “off label” –, in quanto i farmaci di cui disponiamo sono studiati per intervenire nel diabete conclamato. Tuttavia i risultati dati dalle modifiche dello stile di vita – dietoterapia in associazione a piani di allenamento ben strutturati – hanno dato risultati davvero soddisfacenti nella prevenzione del diabete in soggetti ad alto rischio».
Il convegno del 2 marzo a Bergamo
Sabato 2 marzo 2024, presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, è in programma il convegno “Farmaci innovativi: giocarseli bene per vincere la partita”, organizzato da Humanitas Gavazzeni, che ha l’obiettivo di far conoscere a tutti gli operatori del settore le caratteristiche e i vantaggi dei nuovi farmaci anti-diabete.
«Queste nuove terapie hanno cambiato completamente la gestione del diabete – sottolinea la dottoressa Betella, Responsabile Scientifico del convegno –. Secondo le nuove linee guida, alcuni vecchi farmaci non dovrebbero essere più utilizzati, ed è importante che tutte le figure sanitarie e non, direttamente coinvolte nella gestione del paziente diabetico – medici di medicina generale, psicologi, dietisti, nutrizionisti, infermieri, farmacisti ed associazioni dei pazienti diabetici –, siano informate in merito alle nuove opzioni terapeutiche e alla loro corretta gestione al fine di ottenere il migliore risultato per il paziente».
Il convegno, info e iscrizione
Sabato 2 marzo 2024, ore 8
“Farmaci innovativi: giocarseli bene per vincere la partita”
Centro Congressi Giovanni XXIII
Via Papa Giovanni XXIII, 106 – Bergamo
Il congresso è rivolto a: Medici di Medicina Generale, Medici Specialisti, Infermieri, Psicologi, Biologi, Dietisti, Nutrizionisti e Farmacisti.
L’iscrizione al convegno è gratuita ma è richiesto l’invio della scheda di adesione che può essere compilata e inviata attraverso questo link.