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Il cuore ai tempi del Covid

Come reagisce il nostro cuore alla pandemia da Covid? Il virus può far insorgere dei problemi cardiovascolari nel lungo termine? E quali terapie sono da preferire?

Attorno al Sars Cov 2 sono ancora molti gli studi e le ricerche volte a conoscere di più di questo virus, alla luce anche delle nuove varianti, e degli effetti che può portare al nostro organismo nel corso degli anni.

Al centro di molte domande c’è il cuore: l’organo che con il suo pulsare incessante e costante permette la nostra vita.

Parliamo delle implicazioni che può subire con il dottor Alberto Cremonesi, responsabile del dipartimento cardiovascolare di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Cremonesi, il Covid può comportare rischi cardiovascolari?

È stato ampiamente documentato specialmente nella rivalutazione degli ultimi due anni di pandemia che il Covid può creare rischi cardiovascolari. Dobbiamo però ricordarci che li può creare soprattutto nei pazienti con un’alta comorbilità o già portatori di malattie cardiache o vascolari. Durante l’infezione da Covid, il cuore può essere oggetto di danni specialmente nei pazienti sintomatici dove sappiamo che l’infezione determina un problema di super infiammazione e una risposta iperimmune: queste condizioni comportano una serie di conseguenze che possono coinvolgere il cuore, perché comportano dei danni al microcircolo coronarico o possono essere conseguenza del fatto che i pazienti che giungono in ospedale, frequentemente, presentano una polmonite che riduce la capacità di ossigenazione del sangue: provocando, quindi, un danno indiretto al cuore. Inoltre il virus può entrare nelle cellule cardiache e può determinare una vasculite generalizzata.

Quali problemi può creare?

Forme aritmiche, miocarditi, pericarditi e tutto quello che è legato alla malattia tromboembolica, quindi infarto del miocardio e la cardiomiopatia da stress che in epoca covid ha avuto un suo picco mai raggiunto in passato: forse a causa dello stress emotivo che il covid ha generato in tanti pazienti. I danni quindi ci possono essere, ma sono più frequenti nelle persone anziane e a bassa capacità di risposta immunologica e pazienti già cardiopatici o con pregresse malattie cardiovascolari

Anche la variante più “leggera” Omicron può comportare effetti negativi?

Siamo ancora in una fase di valutazione, ma quello che sappiamo è che la capacità di diffusione di Omicron e sub-varianti è più alta delle iniziali varianti. Sappiamo che la presentazione clinica è comunque più leggera, ma teniamo sempre conto che si tratta sempre di un’infezione da Covid che non deve essere sottovalutata. Riteniamo che ci siano buone prospettive sul minore impatto clinico, ma è ancora tutto da definire.

Se sorgono problemi cardiaci a seguito del Covid, quali terapie fare?

Prima di tutto bisogna fare una diagnosi precisa. I problemi, abbiamo detto, possono essere tanti: dalle aritmie fino alle dimostrazioni di danno miocardico. Le aritmie devono essere diagnosticate e le terapie verranno fatte in base alla specifica aritmia così come le terapie sono diverse in base al danno miocardico. Il consiglio è presentarsi il più presto possibile al pronto soccorso così da essere trattati con le terapie più adeguate.

Testo tratto dall’articolo pubblicato dalla testata Starbene.it nell’aprile 2022 da titolo “Covid: come viaggiare all’estero, otiti e acufeni, problemi cardiaci”

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