Il mal di schiena è un sintomo talmente diffuso che non è raro sentire le persone che soffrono di questo disturbo parlare, senza grande appropriatezza, di colpo della strega, ernia, sciatica o di protrusioni discali.
Certo, sapere di cosa soffre la nostra colonna vertebrale, asse portante del nostro corpo, è un buon punto di partenza per affrontare un percorso di cura. Non saperlo invece, trascurare un fastidio che è destinato a peggiorare, non porta da nessuna parte. Anche perché una buona qualità di vita ha molto a che fare con la funzionalità della colonna.
«Molti disturbi dolorosi della colonna vertebrale sono di origine degenerativa, legati all’invecchiamento delle strutture ossee, discali, articolari e legamentose – spiega Corrado Musso, responsabile dell’Unità funzionale di Chirurgia della colonna di Humanitas Gavazzeni –. Questo processo degenerativo spesso causa disallineamenti e alterazioni della postura, ovvero delle normali curvature della colonna, impedendone una buona funzionalità e generando un circolo vizioso che porta all’accentuazione del deterioramento delle strutture stesse».
Il 95% delle volte il mal di schiena deriva da un uso scorretto della colonna vertebrale
La colonna vertebrale è infatti forte e duttile ma anche molto fragile. Nel 95% dei casi il mal di schiena è provocato da un uso scorretto della colonna vertebrale, ma non sempre è facile capire se questo cattivo utilizzo abbia provocato disturbi di natura ossea, articolare, muscolare o nervosa. Ecco perché è fondamentale al primo disturbo rilevante rivolgersi agli specialisti, che sono necessariamente diversi data la complessità della patologia. Per questo Humanitas Gavazzeni ha “messo in rete” i medici che si occupano all’interno dell’ospedale di colonna vertebrale, strutturando il “Centro del Mal di Schiena” il cui primo accesso per la persona interessata è l’”Ambulatorio multidisciplinare del mal di schiena”.
«Nell’Ambulatorio il paziente incontra diversi medici: il chirurgo della colonna, lo specialista della riabilitazione e il terapista del dolore – sottolinea Lucio Genesio, medico specialista della Riabilitazione Ortopedica e Sportiva di Humanitas Gavazzeni –. Insieme si formula una diagnosi e si imposta una prima terapia che può consistere, se il caso in questione non è di particolare gravità, in una terapia farmacologica anti-dolorifica e anti-infiammatoria o in sedute di massaggi e manipolazioni». Se il dolore è cronico o ha caratteristiche cliniche di una certa importanza, è necessario invece effettuare un approfondimento diagnostico che sarà sempre rivalutato dallo staff dell’Ambulatorio per decidere poi che tipo di trattamento intraprendere, conservativo (fare cioè della fisiochinesiterapia) o chirurgico.
«Gli esami radiologici come la risonanza magnetica, la TC o la radiografia della colonna – dice Regina Barbò, neuroradiologa di Humanitas Gavazzeni – andrebbero richiesti subito solo in presenza di deficit neurologici ingravescenti o in concomitanza di alcune particolari condizioni cliniche: in tutti gli altri casi solo dopo alcune settimane, fino a sei, di terapia antidolorifica e fisica eseguite correttamente, ma senza risultati positivi. Sono comunque indagini che precedono sempre un eventuale intervento chirurgico alla colonna, nei rari e selezionati casi in cui questa sia l’unica soluzione al problema».
Interventi alla schiena con tecniche mininvasive
«La necessità e la tipologia dell’intervento sono legate alla causa del mal di schiena – precisa il dottor Musso –; erniectomia, vertebroplastica o artrodesi sono gli interventi più diffusi, eseguiti con tecniche mininvasive, accessi laterali percutanei di artrodesi e sostituzione discale con protesi, con accessi chirurgici limitati e guidati da apparecchi radiologici. Questo significa minor tempo e rischi e, nel post operatorio, tempi più rapidi di recupero per i pazienti».
L’altra possibilità di intervento se il dolore alla schiena è intenso e quindi invalidante, sono le procedure di terapia del dolore. «Sono trattamenti che possono, in molti casi, restituire una buona qualità di vita – spiega Giambattista Villa, responsabile della Terapia del dolore di Humanitas Gavazzeni –; vengono eseguiti per via percutanea, quindi non invasivi, per eliminare il dolore persistente. Variano a seconda dell’intensità e della causa del dolore. Piccoli aghi, cateteri o elettrodi vengono posizionati fino a raggiungere e trattare i punti da cui origina il dolore così da alleviarlo».
(Articolo pubblicato il 3 maggio 2015 sul quotidiano “Eco di Bergamo”.)