Quanto contribuisce la familiarità, cioè il fatto che in famiglia ci siano altre persone che soffrono della medesima patologia, in ambito di malattie cardiovascolari? L’abbiamo chiesto agli specialisti del Centro Cardio di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
La familiarità incide sulla possibilità di essere affetti da malattie cardiovascolari?
«È uno dei fattori predisponenti, anche se va sottolineato che la genetica delle malattie vascolari è molto complessa, ci sono molti geni coinvolti – tra i quali, ad esempio, quelli che intervengono nel metabolismo dei grassi, nello sviluppo della pressione alta o bassa, nello sviluppo di diabete, ecc. – per cui è molto difficile che venga trasmessa dal padre o dalla madre al figlio. Di sicuro, però, c’è che avere una serie di parenti stretti che hanno contratto in età relativamente giovane – sotto i 55 anni per gli uomini e sotto i 60 per le donne – malattie di cuore, si associa a un aumentato rischio di esserne colpiti».
Che cosa deve fare chi ha parenti stretti che soffrono di malattie cardiovascolari?
«Chi ha in famiglia una situazione di questo genere è bene che controlli il profilo del proprio colesterolo già tra i 30 e i 40 anni. Se in quest’arco di età si ha un valore di colesterolo pari a 400, è necessario rivolgersi a specialisti cardiologi perché si corre il rischio di essere vittime di un infarto. È importante effettuare i controlli anche se all’apparenza non si ha niente, perché i fattori di rischio che riguardano le arterie, di solito, non presentano sintomi».