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Mese Rosa. Tumore al seno, la prevenzione deve iniziare fin dai 20 anni

Come ha ribadito l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) nell’ultimo Congresso mondiale andato di scena lo scorso giugno, la prevenzione è fondamentale. Lo è per tutte le patologie ma in particolare per il tumore al seno. Una prevenzione da iniziare sempre più in età giovanile, partendo da una visita senologica.

In Italia, quella del tumore al seno è la patologia oncologica più diffusa: nel 2022 i nuovi casi sono stati 57mila. La buona notizia è che le possibilità di cura sono oggi in aumento e che prevenzione e diagnosi precoce incidono sempre più positivamente sulla lotta a questa patologia.

Ne parliamo con il dottor Massimo Grassi, responsabile Breast Unit di Humanitas Gavazzeni e co-direttore dell’Unità di Senologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Grassi, ottobre è il “Mese Rosa”, quello dedicato alla prevenzione del cancro al seno, che cosa si può dire in questa occasione?

«La prima cosa da dire è che è necessario aumentare le azioni di prevenzione per le donne che, per età, sono fuori dagli screening regionali che vengono indicati dai 45 ai 74 anni. Come ci rivelano i dati dello scorso anno – che, ad esempio, sottolineano che non è più rara l’incidenza della malattia in donne giovani, anche sotto i 30 anni –, queste donne hanno bisogno di un controllo e di un percorso che deve essere costruito con il medico di medicina generale e con lo specialista».

A quale età bisogna cominciare a fare prevenzione?

«Bisogna cominciare fin dai 20 anni: una volta questa poteva sembrare un’affermazione azzardata ma oggi non lo è più. A partire da quell’età bisogna pensare a sottoporsi a una visita senologica, oltra che a quella ginecologica: spetterà poi allo specialista decidere se associare la visita a ulteriori esami strumentali. Questa attenzione preventiva deve essere centrale per ogni donna, se pensiamo che è ormai un dato certo che una sana e corretta prevenzione è in grado di garantire una sopravvivenza molto alta, superiore al 90%».

Si parla in genere di prevenzione primaria e di prevenzione secondaria, in che cosa consistono?

«La prevenzione primaria permette, soprattutto in età giovanile, di ridurre il rischio di malattia e ricomprende comportamenti che dipendono solo da noi e che possono riguardare la scelta degli alimenti, il controllo del peso, l’esecuzione di un’attività fisica corretta, la rinuncia quanto più possibile al fumo e al consumo di alcol. Quella secondaria, invece, è quella legata alle visite di controllo e agli esami strumentali. Dai 40 anni, ad esempio, oltre alla visita senologica sono consigliati la mammografia e altri accertamenti radiologici».

Per lo sviluppo di un tumore al seno, quanto incide la familiarità?

«Nell’ambito oncologico la familiarità rappresenta una predisposizione generale alla patologia. Questo non significa che se uno ha parenti che hanno contratto un certo tumore ne sarà vittima di sicuro, ma è certo che una familiarità importante richiede un’attenzione particolare non solo clinica, ma anche strumentale, ben prima della dovuta mammografia dei 40 anni ed è inoltre consigliabile un controllo senologico annuale. È importante tra l’altro distinguere tra la familiarità – che indica una maggiore incidenza di una determinata malattia che può essere associata a vari fattori, tra cui anche fattori ambientali e stili di vita – e l’ereditarietà, che indica un rischio di incidenza direttamente collegato a un difetto genetico che può essere trasmesso alle generazioni successive».

Dal punto di vista della prevenzione l’autopalpazione è sempre consigliata? Come deve essere effettuata?

«Certo, l’autopalpazione è molto importante. Non si tratta di una metodica diagnostica ma conoscitiva, che serve per conoscere il proprio seno e riuscire a cogliere i primi segnali di una situazione che può apparire anomala. Non è complicata da eseguire, ma è importante conoscere bene come farla. In posizione distesa, si ispeziona con la mano destra appoggiata sul seno sinistro e poi con la mano sinistra sul seno destro. Si procede in senso orario o antiorario, comprimendo e “ascoltando” il proprio seno. I noduli sospetti sono estremamente duri, non regolari, poco mobili, fissi sui piani profondi o superficiali e ci può essere retrazione cutanea o dell’areola oppure secrezione ematica, simil ematica o ad “acqua di roccia”. L’importante è, se si nota qualcosa di anomalo, rivolgersi sempre al senologo».

Specialista in Chirurgia Generale

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