In tutto il mondo obesità e diabete di tipo 2 sono in aumento e rientrano a pieno titolo tra le malattie cronico-degenerative che maggiormente influenzano la salute dei cittadini.
Del rapporto tra diabete e obesità si parlerà il 27 e 28 marzo a Brescia nel Congresso Nazionale AIDAP (Associazione italiana disturbo dell’alimentazione e del peso), che quest’anno ha come tema “Il trattamento dell’obesità e del diabete basato sulla modificazione dello stile di vita: progressi, nuovi orizzonti e casi clinici”.
«Si tratta di un tema di grande attualità – spiegano gli specialisti del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni di Bergamo – tanto che sia le linee guida americane del 2013, redatte da dietologi, endocrinologi e chirurghi dell’obesità, sia nel 2014 il NICE (National Institute of Care and Excellence), hanno esteso le indicazioni alla chirurgia dell’obesità anche a chi soffre di diabete e obesità di I grado, cioè con un BMI compreso fra 30 e 35: è una vera rivoluzione culturale, perché si vuole aggredire la malattia già nel suo primo manifestarsi».
Dopo un intervento di chirurgia bariatrica infatti la vita di un malato obeso affetto da diabete 2 cambia radicalmente: per tutti c’è una forte riduzione della terapia per il diabete e, in più del 50% dei casi, si possono eliminare completamente i farmaci.
«Il diabete di tipo 2 incide molto sulla salute di una persona – aggiunge Rosa Miranda Testa, endocrinologa di Humanitas Gavazzeni –, sulla sua qualità di vita per il continuo uso della terapia, e perché comporta una serie di complicazioni a carico degli occhi, dei reni, del cuore e degli arti inferiori che possono invalidare in modo molto grave la persona malata. Sicuramente i danni già intervenuti a causa del diabete non possono essere eliminati però si può fermare la progressione di queste malattie».
In Humanitas Gavazzeni la condivisione e la gestione del malato affetto da diabesità è un percorso di terapia e cura ben delineato; non è così però a livello nazionale. «Per diversi motivi, la terapia chirurgica non è proponibile a tutti i teorici candidati, ma manca ancora una scelta terapeutica profondamente condivisa da tutte le diverse specialità coinvolte – aggiungono gli specialisti – vale a dire endocrinologi, diabetologi, nutrizionisti e chirurghi. È importante mantenere alta l’attenzione su questo problema per non restare indietro nell’assistenza e nella ricerca».