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Osteoporosi, la malattia delle ossa fragili che deve essere prevenuta fin dalla più giovane età

L’osteoporosi è la cosiddetta “malattia delle ossa fragili”. Può essere definita come una malattia dell’apparato scheletrico caratterizzata da una riduzione della densità minerale ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto osseo, che provocano un aumento della fragilità dell’osso e, di conseguenza, un aumento del rischio di fratture, anche a seguito di traumi lievi.

Parliamo di questa patologia con la dottoressa Marcella Montini, Specialista in Endocrinologia e Malattie del ricambio e responsabile dell’Ambulatorio Osteoporosi di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottoressa Montini quali sono le cause principali dell’osteoporosi?

«Le cause principali di osteoporosi sono un’alimentazione inadeguata e una scarsa attività fisica, in particolare di quella che utilizza la forza di gravità come il camminare. L’aspetto legato all’attività fisica deve essere tenuto sotto controllo in particolare nella prima età post-menopausale e nelle donne in pre-menopausa. È importante in questi momenti creare i presupposti per un mantenimento o una minore riduzione possibile della massa ossea, incoraggiando una regolare attività, con personalizzazione delle tipologie di esercizi».

Si tende a credere che l’osteoporosi sia una patologia prettamente femminile. È davvero così?

«Per rispondere a questa domanda bisogna prima capire bene che cosa ci sia alla base dell’osteoporosi. Il tessuto osseo non è un tessuto statico ma un tessuto vivo e molto attivo dal punto di vista metabolico, ed è soggetto a un costante rinnovamento, nel quale si avvicendano di continuo formazione di “nuovo” osso e distruzione di “vecchio” osso. Nelle persone adulte e in buona salute i due processi sono in equilibrio e lo scheletro si mantiene stabile. Ottimizzare la salute dell’osso è quindi un processo che dura tutta la vita sia nei maschi, sia nelle femmine. Aggiungo che agire sui fattori che influenzano la salute dell’osso a tutte le età è essenziale per prevenire l’osteoporosi e le possibili fratture conseguenti».

Come ci si deve comportare, da questo punto di vista, per cercare di mantenere il più possibile sana l’integrità delle proprie ossa?

«L’obiettivo essenziale, se si vuole evitare che il successivo, normale declino della densità ossea porti al raggiungimento della soglia di frattura in età precoce, è il raggiungimento di un adeguato picco di massa ossea tra i 20/25 anni. Il picco di massa ossea è condizionato dalla genetica, quindi dall’ereditarietà, oltre che dall’alimentazione e dall’attività fisica svolta. Nelle donne, dopo la menopausa, per carenza estrogenica, inizia una graduale riduzione fisiologica della massa ossea che può essere contenuta da un’alimentazione che preveda un giusto apporto di calcio, dall’esposizione al sole e da un’attività fisica adeguata. Nel maschio, invece, la riduzione di massa ossea è più tardiva. Nelle persone anziane l’attività fisica ha come obiettivo anche la prevenzione delle cadute, il miglioramento dell’agilità, dell’equilibrio e della coordinazione».

L’osteoporosi può dunque essere prevenuta?

«Sì, la prevenzione più efficace comincia in giovane età, possibilmente già prima della pubertà, ed è volta a massimizzare, appunto, il picco di massa ossea. Dopo la fine del periodo di sviluppo scheletrico le misure di prevenzione sono mirate a mantenere la massa ossea acquisita; nell’età avanzata, invece, lo sono a ridurre o rallentare l’inevitabile perdita di massa ossea. In linea generale, la prevenzione dell’osteoporosi si basa su alcune misure chiave che vanno dall’adeguata assunzione di calcio attraverso l’alimentazione al corretto apporto di vitamina D, dal non fumare al moderare l’assunzione di bevande alcoliche e allo svolgere una moderata ma regolare attività fisica».

Come può essere curata l’osteoporosi?

«La terapia dell’osteoporosi è di tipo farmacologico e viene decisa in base al rischio individuale di frattura, che rappresenta la vera e propria soglia terapeutica ed è calcolato in base a linee guida messe a punto a livello internazionale. Diverso è invece il caso in cui si sia in presenza di forme secondarie di osteoporosi, quelle che derivano dall’assunzione di farmaci o da malattie sistemiche, per le quali è indicato l’utilizzo di cortisone anche per via inalatoria».

Specialista in Endocrinologia e Malattie del ricambio

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