Nasce Verde Humanitas, una rubrica di informazioni e consigli per costruire un futuro sano, sostenibile e attento alle risorse energetiche.
Un’attenzione diventata sempre più necessaria alla luce della nuova e urgente situazione, legata anche ai più recenti accadimenti di politica internazionale che ci impone ad affrontare la nuova sfida energetica, strettamente legata a quella ambientale.
La scelta consapevole di ciò che mangiamo
“Così nel 2050 la civiltà umana collasserà per il climate change”. Una previsione allarmante lanciata dai ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano.
L’accorato appello da parte delle istituzioni mondiali è, quindi, compiere azioni quotidiane (grandi e piccoli che siano) volte alla salvaguardia dell’ecosistema: in termini di riduzione dell’inquinamento e del consumo di acqua e energia, certamente, ma anche con un occhio speciale a ciò che mangiamo.
È, in particolare, la carne rossa ad essere sotto i riflettori della tutela ambientale. Ma non solo. È, infatti, attestato, quanto l’assunzione di carne e derivati sia dannosa anche per la salute.
Ne parliamo con il dottor Bruno Passaretti, responsabile del reparto di cardiologia clinica di Humanitas Gavazzeni.
Dottor Passaretti, ridurre la carne fa bene a noi e all’ambiente: è vero?
“È noto da anni che gli allevamenti intensivi siano dannosi per l’ambiente. È stato, ad esempio, calcolato che se la popolazione degli Stati Uniti sostituisse le proteine animali con quelle vegetali si ridurrebbero del 49% le emissioni di gas nocivi a livello globale. Senza dimenticare che per la produzione di 1 kg di carne sono impiegati 110 mila liti di acqua dolce. Così, anche il fatto che la carne sia dannosa per la nostra salute è noto da tempo e si sono moltiplicati gli studi che attestano come mangiare proteine vegetali invece di animali sia benefico per la nostra salute, in termini di mortalità cardiovascolare e per cancro”.
Il cuore è quindi uno dei maggiori beneficiari?
“Sì. Uno studio ha documentato come il consumo di carne rossa comporti un aumento del 19% nell’incidenza di cardiopatia ischemica. Uno dei motivi sta nella composizione del microbiota, cioè quella popolazione di batteri che risiedono nel nostro intestino. Il microbiota di chi mangia carne è ricco di batteri che producono un metabolita che favorisce l’aterosclerosi. Numerosi studi documentano anche come le diete vegetariana e vegana proteggano dalle malattie cardiovascolari”.
Per il consumo di pesce, invece, ci sono delle controindicazioni?
“Qui occorre scindere i ragionamenti sul benessere individuale e quello ambientale. Sul piano della salute individuale alcuni tipi di pesce contengono elevate quantità di omega-3 e acidi grassi che producono dei benefici sulla salute cardiovascolare. Tuttavia sappiamo come la pesca indiscriminata e intensiva produca grossi danni a biodiversità e ambiente”.
Ci sono anche meno rischi di tumore per chi non consuma carne?
“Certo. È un’evidenza comunicata dall’Organizzazione Mondale della Sanità che nel 2015 definì la carne rossa come ‘probabilmente cancerogena’ e la carne rossa lavorata come ‘sicuramente cancerogena’, mostrando come il consumo di carne rossa sia associato ad un aumento della mortalità fino al 20% per alcuni tipi di tumore”.
Il consiglio è eliminare del tutto la carne o ridurne il consumo?
“É ovvio che i problemi maggiori sono per chi consuma la carne in grandi quantità, e, come per il fumo di sigaretta, i rischi diminuiscono con la riduzione del consumo. È difficile stabilire se vi sia una quantità che non danneggi il nostro cuore. Sappiamo che le diete vegana e vegetariana sono quelle a più basso rischio di malattie cardiovascolari, e, pertanto, sembra logico sostenere che meno carne si mangi meglio è. D’altro canto è altrettanto giusto pensare che un consumo di carne molto sporadico non sia particolarmente nocivo per il nostro organismo”.
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