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San Valentino: quando il cuore batte… troppo forte

San Valentino è il giorno degli innamorati, un’occasione in cui le emozioni più intense, come il batticuore, diventano protagoniste. Ma quando è il caso di prestare attenzione a un battito cardiaco che si fa “troppo sentire”?

Le aritmie sono alterazioni del ritmo cardiaco, che in condizioni normali dovrebbe oscillare tra i 60 e i 100 battiti al minuto. A seconda della frequenza cardiaca, le aritmie si suddividono in tachiaritmie (ritmo superiore a 100 bpm) e bradiaritmie (ritmo inferiore a 60 bpm).

Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Eduardo Celentano, responsabile dell’Elettrofisiologia di Humanitas Gavazzeni, per capire meglio il significato delle palpitazioni, le possibili cause e i segnali da non ignorare per la salute del cuore.

Dottor Celentano, quali sono i sintomi delle aritmie?

«Tra i sintomi più comuni ci sono le palpitazioni, il dolore toracico e la sensazione di affanno. Tuttavia, molte aritmie sono asintomatiche, quindi è fondamentale non trascurare controlli periodici della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, insieme a una visita cardiologica e all’esecuzione dell’elettrocardiogramma».

Che cosa può causare le aritmie?

«Le cause sono molteplici. Possono derivare da anomalie congenite, dall’invecchiamento del sistema di conduzione cardiaco, o da patologie pregresse come l’ipertiroidismo o le cardiomiopatie».

Qual è l’importanza dello stile di vita?

«Lo stile di vita ha un peso decisivo. Un consumo eccessivo di caffè, alcol o droghe, l’obesità, un’attività fisica eccessiva e lo stress quotidiano sono fattori che aumentano significativamente il rischio di aritmie».

Chi colpiscono principalmente?

«Dipende dal tipo di aritmia. La tachicardia, ad esempio, è più comune nelle donne giovani, mentre la fibrillazione atriale è frequente nelle persone anziane, ma anche tra i giovani in sovrappeso o quelli che praticano sport ad alta intensità».

Come si curano le aritmie?

«Quando i farmaci non sono sufficienti, si può ricorrere all’intervento chirurgico. Per le tachiaritmie, l’ablazione è il trattamento più indicato: mediante l’uso di elettro-cateteri, si eliminano i percorsi elettrici anomali nel cuore. Per le bradiaritmie, invece, il trattamento principale è il pacemaker, che emette impulsi elettrici per ripristinare il ritmo normale del cuore. In alcuni casi, si può utilizzare anche il defibrillatore impiantabile (ICD), un dispositivo che eroga terapie anti-tachicardiche, particolarmente utile per chi è a rischio di aritmie ventricolari».

È possibile monitorare le aritmie a distanza?

«Sì, è possibile monitorare principalmente i loop recorder e gli ICD. I dati vengono trasmessi in tempo reale, consentendo un controllo continuo del ritmo cardiaco del paziente, 24 ore su 24, senza la necessità di visite frequenti».

Gli smartwatch sono utili per monitorare le aritmie?

«Possono certamente essere di aiuto. Gli smartwatch moderni registrano un elettrocardiogramma che consente di rilevare irregolarità nel ritmo cardiaco, come nella fibrillazione atriale, e di fare una diagnosi preliminare. Tuttavia, è importante sottolineare che lo smartwatch non può sostituire una visita cardiologica».

In questo giorno speciale, mentre il cuore batte forte per l’amore, ricordiamoci di prestare attenzione anche ai segnali che ci invia quando è in difficoltà. Ascolta #stessobattito ❤️, il podcast di Humanitas Gavazzeni a Bergamo, dedicato alla prevenzione cardiovascolare. Dieci storie di pazienti che condividono il loro percorso di cura, dai primi sintomi alla guarigione, e dei medici sempre in ascolto di ciò che il cuore ha da dire.

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