Da lunedì 9 maggio fino a domenica 15 maggio 2022 si celebra la Settimana Nazionale del Mal di Testa promossa dalla Sin (Società Italiana di Neurologia) e dalla SISC (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee) con una campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione.
Come ogni anno, anche Humanitas Gavazzeni partecipa alla settimana dedicata ad uno dei disturbi più diffusi in assoluto – si calcola che nel mondo la metà degli abitanti soffra di mal di testa almeno una volta all’anno – e in molti casi non si tratta di un semplice sintomo, ma di una malattia vera e propria, molto invalidante anche dal punto di vista sociale.
Tra le diverse forme di emicrania, alla luce della pandemia di Covid gli specialisti in neurologia si trovano ad affrontare la cefalea post Covid, vale a dire quella forma di mal di testa che insorge con la malattia e che anche dopo la guarigione continua a persistere.
Per trattarlo è stato inaugurato in Humanitas Gavazzeni un ambulatorio dedicato alla cefalea post Covid, proprio per intervenire su quelle forme che spesso si possono osservare a distanza con segni e/o sintomi legati al long-Covid o Pasc (post acute sequele of Covid).
Ne parliamo con la dottoressa Paola Merlo, responsabile della Neurologia di Humanitas Gavazzeni, sede certificata di Centro Cefalee SISC e IHS, e vicepresidente della Sezione Lombarda della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee.
Che cosa si intende con emicrania?
«Con emicrania si indica un “disordine neurologico episodico spesso familiare caratterizzato da attacchi ricorrenti di cefalea, che possono variare come frequenza, durata e intensità”. Il dolore, di solito unilaterale e a carattere pulsante, può associarsi a disturbi visivi, sensitivi, motori, vegetativi, dell’umore e/o del comportamento. L’emicrania colpisce il 17% delle donne e il 5% degli uomini. La preponderanza nel sesso femminile è stata attribuita a una possibile influenza ormonale. La prevalenza dell’emicrania senza aura è pari al 10-15%, mentre quella dell’emicrania con aura è dell’8%. Il tasso di prevalenza tende tuttavia a decrescere dopo i 50 anni di età, soprattutto in rapporto alla diminuzione percentuale delle forme primarie».
C’è una relazione tra mal di testa e Covid?
«Il mal di testa è uno dei disturbi più diffusi in assoluto – si calcola che nel mondo la metà degli abitanti ne soffra almeno una volta all’anno – e in molti casi non si tratta di un semplice sintomo ma di una malattia vera e propria, molto invalidante anche dal punto di vista sociale. Durante il COVID 19 è stato osservato un significativo e rilevante incremento. Per capire quale sia la relazione tra il Covid e il mal di testa è necessario considerare due differenti situazioni: soggetti che, prima di essere affetti da malattia Covid, non hanno mai sofferto di mal di testa, e coloro i quali, invece, ne soffrivano già in precedenza. Tra i primi si stima che il mal di testa sia uno dei sintomi neurologici maggiormente rappresentati in corso di malattia: circa il 60% delle persone ha presentato una cefalea soprattutto di tipo emicranico severo, in misura minore di tipo tensivo».
Per quanto tempo persiste?
«Questo disturbo può non scomparire dopo la guarigione da Covid, ciò dipende dall’entità della malattia e talvolta può persistere per 2/3 mesi. Dopo la guarigione si registra un trend di miglioramento che si tramuta in una remissione quasi completa. Potrebbe persistere, talvolta, in forma assai leggera come sequela neurologica, però nel tempo si risolve».
Se dopo la guarigione si continua a soffrire di mal di testa?
«Il problema non va sottostimato e occorre individuare l’esatta tipologia del mal di testa. Si deve procedere con le indagini mirate, dalla neuro immagine alla neurofisiologia ed eventuali accertamenti più sofisticati, considerando le
ripercussioni di danni vascolari e infiammatori che tale patologia potrebbe causare a livello cerebrale. Il monitoraggio del paziente è cruciale per intervenire con un trattamento farmacologico o no a seconda dell’entità del disturbo, in particolare in caso di associazione con altri sintomi».
Ci sono alternative alle terapie tradizionali?
«In questo periodo si è assistito a una innovazione nel trattamento dell’emicrania (non delle forme di tipo tensivo) con la possibilità di somministrazione di anticorpi monoclonali derivati da cellule umane, che agiscono sull’eziologia, la causa dello sviluppo dell’attacco emicranico. I criteri di somministrazione sono estremamente rigorosi e selettivi, per pazienti con caratteristiche cliniche ben definite. La somministrazione è possibile solo ed esclusivamente da Centri Cefalee selezionati prescrittori come il nostro di Humanitas Gavazzeni».