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Si allargano i destinatari della TAVI: la terapia mininvasiva al cuore

È una delle quattro valvole cardiache e impedisce che il sangue ricco di ossigeno torni indietro nel suo percorso: è la valvola aortica. Fondamentale per la salute del nostro cuore, può presentare dei difetti di funzionamento, comportando patologie come la stenosi aortica.

Una malattia che consiste in una minore capacità di apertura della valvola, impedendo il passaggio di sangue tra il ventricolo sinistro e l’aorta nel momento in cui il cuore si contrae. Questo difetto comporta un sovraccarico di pressione a carico del cuore, provocando dolore al petto e affanno anche a riposo e stima che colpisca il 4-6% della popolazione oltre i 75 anni, vale a dire più di 280 mila persone sul territorio nazionale, un quinto delle quali, cioè 50 – 60 mila, soffre di stenosi aortica definita grave e sintomatica.

Oggi sulla stenosi aortica si può intervenire in modo efficace, utilizzando tecniche chirurgiche sempre più affinate e mininvasive che, come spiega il dottor Elvis Brscic, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia di Humanitas Gavazzeni, sono diventate possibilità terapeutiche per un bacino sempre più ampio di persone.

“È il caso della TAVI (impianto percutaneo transcatetere della protesi valvolare aortica), una terapia di cardiologia interventistica mininvasiva utilizzata per trattare, fino a ora, la stenosi aortica di grado severo nei pazienti con rischio cardiochirurgico proibitivo o elevato. Oggi, come hanno riportato le ultime linee guida, il bacino dei destinatari si sta ampliando, coinvolgendo anche pazienti meno complessi o a basso rischio; stiamo parlando di una terapia che permette un recupero più rapido delle attività quotidiane e una degenza ospedaliera più breve“, commenta il dottor Brscic.