La tiroide è la ghiandola endocrina che ha la funzione di produrre gli ormoni che regolano il metabolismo.
Posizionata alla base del collo, al confine tra laringe e trachea, produce due ormoni – la tiroxina e la triiodotironina – che producono effetti sulla funzionalità di tutti gli apparati del corpo e influiscono, in particolare sul metabolismo delle ossa, sulla funzione cardiovascolare e sul meccanismo del sonno.
Tra tutte le malattie che possono colpire la tiroide la più diffusa è il gozzo multinodulare, conosciuto semplicemente come gozzo. È una patologia che è più frequente contrarre nelle zone montane, dove lo iodio nell’acqua bevuta è minore rispetto ad altrove.
«Il gozzo multinodulare – spiega la dottoressa Rosa Miranda Testa, endocrinologa e responsabile dell’Ambulatorio Tiroide One Day di Humanitas Gavazzeni – consiste nella formazione di noduli all’interno della tiroide, che crescono con il trascorrere degli anni formando escrescenze sul collo, visibili a occhio nudo. Quello più comune è il gozzo colloidocistico, formato da noduli in parte solidi e in parte liquidi, che può influire sulla forma della tiroide tanto da richiedere, quando le dimensioni di quest’ultima divengono enormi, l’esecuzione di un intervento chirurgico di asportazione».
Prevenire il gozzo multinodulare
Il gozzo può in parte essere prevenuto: «Lo si può fare con l’utilizzo del sale iodato – sottolinea l’endocrinologa di Humanitas Gavazzeni – che è in vendita anche nei supermercati ed è dunque facile da reperire. Proprio per sopperire alla sua mancanza in natura, soprattutto nelle zone montane, il sale iodato viene in genere inserito nel pane dai panettieri e viene utilizzato nelle mense. È una forma di previdenza che ha un effetto positivo soprattutto sui bambini. Sugli adulti che hanno già sviluppato noduli gli effetti sono minori, anche se il consiglio è comunque quello di integrare sempre l’alimentazione con giuste dosi di questo elemento».
Curare il gozzo multinodulare
È importante tenere sotto controllo la tiroide. La sua attività di produzione di ormoni è fondamentale per il funzionamento di tutto il nostro organismo. Sembra incredibile ma è così: quando questa piccola ghiandola a forma di farfalla lunga non più di 7 centimetri e pesante circa 20 grammi non funziona a dovere gli effetti si sentono presto e riguardano tutti i principali organi del nostro corpo.
Molto importante, dal punto di vista della lotta alle malattie tiroidee, è la diagnosi precoce: prima si interviene e più possibilità ci sono di guarigione. Per questo è importante prestare attenzione ai sintomi provati che, se ben valutati con l’aiuto del medico di medicina generale, possono condurre a una visita specialistica presso un endocrinologo.
Nel caso del gozzo multinodulare, in particolare, il controllo della situazione può essere eseguito attraverso una semplice ecografia tiroidea. I metodi di cura sono cambiati, ai nostri tempi, come conclude la dottoressa Testa: «Una volta come terapia del gozzo si utilizzavano gli ormoni tiroidei, perché si pensava che mettendo a riposo la ghiandola si riducesse la sua possibilità di crescita. I più recenti studi clinici dicono che questa soluzione non è così efficace come si credeva. Per questo, oggi viene eseguita solo un’osservazione clinica, attraverso l’ecografia, così da monitorare lo sviluppo dei noduli e capire se ce n’è qualcuno di natura diversa da quella benigna, che è comunque e sempre quella predominante. Solo dopo questo controllo, in base al risultato dell’esame, si decide che cosa fare e se sia il caso di procedere con un intervento chirurgico di asportazione».