Che cos’è l’econdoscopia?
L’Ecoendoscopia è una metodica che associa l’endoscopia all’ecografia grazie al posizionamento sulla punta dell’endoscopio di una sonda con ecografo miniaturizzato a emissione di frequenze molto alte, 5-10 MHz.
La possibilità di posizionare la sonda a stretto contatto con la parete del tubo digerente, senza l’interposizione di aria, consente un’indagine accurata delle lesioni delle pareti dei visceri e degli organi adiacenti come pancreas, stazioni linfonodali e strutture vascolari.
A che cosa serve l’econdoscopia?
L’utilizzo principale dell’ecoendoscopia è la stadiazione dei tumori maligni del tubo digerente o degli organi circostanti. In aggiunta, permette la localizzazione e visualizzazione di lesioni benigne della parete esofagea, gastrica, duodenale, intestinale o delle vie biliopancreatiche.
Allo stesso modo, l’ecoendoscopio può essere utilizzato per risolvere dubbi diagnostici a carico di strutture situate in prossimità del tubo digerente. Nei casi in cui sia necessario definire la natura delle lesioni, è possibile prelevare piccoli campioni di tessuto per mezzo di un sottile ago “pilotato” dall’ecografo miniaturizzato.
Le cellule così raccolte vengono successivamente esaminate al microscopio per raggiungere una diagnosi precisa. Le applicazioni terapeutiche della metodica sono indirizzate a patologie sia benigne sia maligne dell’apparato digerente. L’ago viene fatto passare attraverso la parete del tubo digerente per raggiungere strutture anatomiche adiacenti in cui iniettare farmaci.
Durata dell’econdoscopia
L’ecoendoscopia ha una durata che varia fra i 30 e i 45 minuti.
Norme di preparazione dell’econdoscopia
Per lo studio del tratto digerente alto il paziente, a digiuno da almeno 8 ore, durante l’ecoendoscopia è posto in decubito laterale sinistro. Lo studio dal retto prevede una preparazione intestinale uguale a quella utilizzata per l’esecuzione della colonscopia.
Dal momento che la durata dell’ecoendoscopia è variabile fra 30 e 45 minuti e lo strumento è più grande e rigido rispetto all’endoscopio standard, la tolleranza del paziente può essere ridotta, mentre la procedura richiede la massima collaborazione. Per questo è consigliabile l’assistenza anestesiologica per qualsiasi ecoendoscopia operativa e in caso di pazienti scarsamente collaboranti.
Controindicazioni dell’econdoscopia
I rischi legati alla procedura dell’ecoendoscopia sono simili a quelli di altre indagini endoscopiche (perforazione, emorragia).
Essendo la punta dello strumento più rigida, una maggior difficoltà può essere riscontrata durante il passaggio dello sfintere esofageo superiore, soprattutto in caso di pazienti anziani con accentuata curvatura del rachide cervicale, e durante il transito attraverso il bulbo duodenale, specie in caso di esiti cicatriziali di pregresse ulcere peptiche.
Le complicanze correlate all’esecuzione di ecoendoscopia con agoaspirato mediante ago sottile (EUS-FNA, fine needle aspiration biopsy) variano fra lo 0.5 e l’1% e riguardano principalmente il sanguinamento.
La biopsia di lesioni pancreatiche può comportare il rischio di pancreatite. Per evitare il rischio di infezione nei pazienti con tumori cistici (che sono i tumori maggiormente a rischio) viene infusa endovena profilassi antibiotica in corso di procedura.
Area medica di riferimento per l’ecoendoscopia
Per maggiori informazioni sull’ecoendoscopia, vedi l’Unità Operativa di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.