Le malattie infiammatorie croniche intestinali, in inglese “IBD”, inflammatory bowel disease, che comprendono il malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, colpiscono oltre 5 milioni di persone in tutto il mondo. Si calcola che in Italia circa 200.000 persone siano affette da queste patologie. Negli ultimi 10 anni la diagnosi di nuovi casi e il numero di ammalati sono aumentati di circa 20 volte. Le IBD colpiscono sia uomini che donne, con un esordio clinico che in genere si colloca fra i 15 e i 45 anni. Ne parliamo con il dottor Silvio Danese, responsabile dell’Ambulatorio per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas Gavazzeni.
Dottor Danese, come capiamo di essere affetti da una malattia infiammatoria cronico intestinale?
«Per fare diagnosi è fondamentale una visita specialistica gastroenterologica; molto spesso il grande problema, soprattutto della malattia di Crohn, è di venire confusa con la sindrome dell’intestino irritabile ed è fondamentale l’insieme della visita gastroenterologica, degli esami di laboratorio e di esami strumentali al fine di arrivare a una diagnosi».
Quali sono i sintomi delle malattie infiammatorie croniche intestinali??
«Per la rettocolite ulcerosa i sintomi sono quasi sempre diarrea e sanguinamento nell’evacuazione; al contrario la malattia di Crohn è estremamente subdola: dolore addominale aspecifico, in alcuni casi accompagnato anche da perdita di peso e da alterazioni del canale intestinale».
Esiste una familiarità per queste malattie?
«In genere queste malattie non sono classicamente malattie genetiche ma la familiarità è molto importante; se un familiare di primo grado ne è affetto, i componenti hanno un rischio aumentato di circa 10 volte di avere quella stessa patologia».
Malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa. Quali sono i percorsi di cura per queste due malattie?
«I farmaci utilizzati per i trattamenti di queste malattie sono diversi, e variano a seconda della severità della malattia. Spesso quando è lieve, basta semplicemente la mesalazina, o cortisonici non sistemici. Al contrario, nei pazienti con malattia moderata o severa può essere necessario l’uso di farmaci immunosoppressori o di nuovissimi farmaci biologici».
A che punto è la ricerca?
«La ricerca ci ha aiutato a individuare nuovi target terapeutici che si traducono per i pazienti nei farmaci biologici di due classi principali di farmaci: quelli che bloccano il TNF e i farmaci che bloccano le integrine e, in particolare, i globuli bianchi che infiammano in maniera specifica l’intestino».
Quanto conta l’alimentazione in queste malattie, cosa è bene evitare?
«Questa purtroppo è una delle domande più frequenti dei pazienti a cui oggi la risposta non è ancora chiara. La raccomandazione che diamo ai nostri pazienti è evitare nelle fasi di diarrea e di acuzie le fibre, mentre qualsiasi alimento tollerato può essere introdotto con la dieta».
Articolo pubblicato il 12 aprile 2015 sul quotidiano “Eco di Bergamo”.